Mancava circa mezz’ora alla fatidica trade deadline, la chiusura ufficiale del mercato NBA, quando i soliti insiders hanno fatto trapelare il più inaspettato degli scambi: Andre Drummond è passato dai Detroit Pistons ai Cleveland Cavaliers. A dire il vero, Drummond era da tempo tra i maggiori indiziati a cambiare maglia, ma era difficile immaginare che i Pistons avrebbero ceduto il loro uomo-franchigia in cambio di due contratti in scadenza (Brandon Knight e John Henson) e di una seconda scelta al draft 2020. Molto probabilmente, Detroit si è resa conto di non poter ottenere di più da un giocatore che, in estate, potrà esercitare una player option da quasi 29 milioni di dollari. Di sicuro, questa mossa ha messo in chiaro una cosa: i Pistons sono pronti a ripartire da zero, per l’ennesima volta.

E dire che, nello scorso decennio, l’organizzazione Pistons era diventata un modello vincente. Sacrificando pezzi grossi come Grant Hill e Jerry Stackhouse e offrendo una chance a giocatori ‘scartati’ da altre squadre (su tutti Chauncey Billups e Rip Hamilton), il general manager Joe Dumars aveva messo in piedi una corazzata capace di disputare sei finali di Conference consecutive, raggiungere due volte le NBA Finals e vincere uno storico titolo nel 2004. Chiuso quel ciclo, la MoTown è stata avvolta da una densa cortina di fumo, che sembra non volersi diradare. Dal 2008 a oggi, i Pistons sono riusciti a sbagliare tutte le scelte possibili: dalla cessione di Billups ai Denver Nuggets in cambio di un Allen Iverson ormai in declino all’interminabile elenco di allenatori inadeguati, passando per l’estemporaneo esperimento tattico a tre lunghi (Josh Smith, Greg Monroe e Andre Drummond) e per i folli contratti concessi a giocatori come Reggie Jackson o Jon Leuer. Tutto ciò si è tradotto in tre misere partecipazioni ai playoff, tutte finite con uno sweep al primo turno, nell’arco di dodici stagioni.
La navigazione a vista dei Pistons è stata smascherata alla perfezione dalla trade con cui è arrivato Blake Griffin (2018). I Los Angeles Clippers si sono liberati di lui poco dopo avergli fatto firmare un maxi-rinnovo (173 milioni di dollari in cinque anni). Detroit non ha esitato ad accollarsi un salario così oneroso, sacrificando un pezzo di futuro per provare a vincere subito. Con LeBron James in partenza da Cleveland, nella Eastern Conference si aprivano nuove possibilità, e schierare una coppia di lunghi del calibro di Griffin e Drummond appariva alla dirigenza come il miglior modo per sfruttarle. Invece, tali opportunità sono state colte da franchigie più lungimiranti, capaci di costruire negli anni un’identità di squadra e di completare in seguito l’opera con l’aggiunta di giocatori chiave. I Toronto Raptors sono riusciti a vincere un titolo e a rimanere competitivi anche senza Kawhi Leonard, squadre come Milwaukee Bucks e Miami Heat stanno gettando le basi per traguardi importanti, mentre i Pistons erano e sono rimasti mediocri.
In questo 2019/20, le uniche note positive sono il miglior Derrick Rose degli ultimi anni (18.2 punti di media in uscita dalla panchina) e il buonissimo contributo da parte dei giovani Luke Kennard, Christian Wood e Sekou Doumbouya. Griffin e Jackson sono stati tormentati dagli infortuni (non una novità, per entrambi), ma anche da sani sono apparsi parecchio sottotono, il dominio a rimbalzo di Drummond si è rivelato più utile per le statistiche (17.8 rimbalzi di media, miglior dato in carriera), che per le vittorie di squadra. Al momento, Detroit è dodicesima a Est, con uno scarto di sei vittorie sull’ottava che appare fin troppo generoso nei confronti degli uomini di Dwane Casey. I Pistons sapevano da tempo di non avere un futuro; quando si sono resi conto di non avere nemmeno un presente, hanno attivato la panic mode, regalando Drummond ai Cavs.
Ora si riparte nuovamente da capo, sperando che questa sia davvero la volta buona. Prima di poter pensare al nuovo corso, però, c’è da smantellare quello vecchio. Partito Drummond e con Jackson finalmente in scadenza di contratto, i prossimi passi saranno cedere Rose (per Griffin non ci dovrebbe essere mercato al momento) e cercare di portare a casa qualche giocatore di prospettiva. In casa Pistons ci sarà tanto tempo per riflettere sui propri errori. Nel frattempo, a ‘vincere subito’ saranno gli altri. Come sempre.