Eccoci tornati con la consueta rubrica dedicata ai rookies, alcuni dei quali sono stati protagonisti dell’All Star Weekend di Chicago.
Rising stars
Nel programma dell’All Star Game, da alcuni anni, va in scena la sfida tra USA e Resto del Mondo, due selezioni composte dai migliori giovani della lega manifestazione. Alcuni dei protagonisti di questa rubrica hanno avuto modo l’onore della convocazione, e la possibilità di assaggiare il clima di un evento che, tra qualche anno, li vedrà come protagonisti del più ambito All Star Game della domenica. Ilgrande pubblico americano ha potuto, in una sola volta, prendere confidenza con i vari Zion Williamson, Ja Morant, R.J. Barrett, Rui Hachimura, Brandon Clarke e anche con il nostro Nicolò Melli. La partita non è stato questo grande spettacolo, anche stelle del calibro di Luka Doncic e Trae Young hanno giocato con il freno a mano tirato. Per la cronaca, hanno vinto gli Stati Uniti per 151 a 131, trascinati da Miles Bridges (MVP della gara). Tra le matricole, una menzione particolare per Williamson e Morant, le cui giocate hanno divertito il pubblico, per Hachimura, artista del “cherry pick”, e per Barrett che ha mostrato le sue qualità da scorer chiudendo come miglior marcatore dell’incontro.
Il duello
L’infortunio di Zion Williamson lo aveva ha rimandato di qualche mese, ma il 31 gennaio è andata in scena il duello tra i due principali talenti del Draft 2019. La partita non ha avuto storia, i Pelicans hanno distrutto i Grizzlies fin dal primo quarto, dominando il pitturato a piacimento e chiudendo il discorso dopo un solo quattro di gioco. In tutto questo è andato a nozze il redivivo Zion che ha chiuso con 24 punti, ispirato dai passaggi di Jrue Holiday e Lonzo Ball. Per Morant 16 punti molto tranquilli e la voglia di rivincita da consumare nel prossimo incontro fissato per il 21 marzo. Al termine dell’incontro, i due si sono scambiati la maglia e augurati reciprocamente il miglior successo in questa stagione e nella loro carriera. La giusta conclusione di una partita che ha visto di fronte due ragazzi che si conoscono da quando erano due sconosciuti scolaretti in South Carolina.
La novità
Mai come quest’anno la classe di rookies è caratterizzata dagli “underdog”, quei giocatori che sono riusciti a emergere malgrado lo scetticismo iniziale del mondo NBA. Oltre a Kendrick Nunn – nominato “Rookie del mese” a gennaio – c’è anche Terence Davis, la guardia di Toronto a cui abbiamo dedicato anche un articolo un paio di settimane fa. Dopo quattro anni passati a Ole Miss, Davis ha provato in tutti i modi a conquistare una delle 60 scelte, ma inutilmente. Una fortuna per Toronto che, dopo le ottime prove ai camp post-stagionali è alla Summer League, ha deciso di scommettere su Terence offrendogli un biennale. Dopo le prime settimane di apprendistato, Davis è entrato in rotazione dei campioni in carica e, grazie ai problemi fisici di Norman Powell, sta conquistando spazi impensabili solo a ottobre. A febbraio viaggia a quasi 14 punti di media con un ottimo 50 % dall’arco. Non è stato convocato per la partita di Chicago, ma sarà difficile escluderlo dai quintetti All Rookie.
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