Las Vegas, 17 dicembre 2016. Va in scena una delle sfide più nobili del College Basket: North Carolina contro Kentucky, due degli atenei più prestigiosi del basket universitario, guidati da due allenatori già eletti nella Hall of Fame, due fucine di talenti che hanno regalato alla NBA fior di campioni. Gli scout e i general manager della NBA assiepano gli spalti, perché in campo sfileranno alcuni delle pietre più preziose del Draft.
La partita è bellissima, tirata e combattuta come se fossimo già al Torneo NCAA, i vari De’Aaron Fox, Justin Jackson e Bam Adebayo illuminano la scena con canestri degni della loro classe, ma un nome si staglia su tutti, quello di Malik Monk. Il freshman dell’Arkansas, domina la partita e tracina i suoi Wildcats al successo per 103 -100, grazie a 47 punti e un sontuoso 8/12 dall’arco dei tre punti. Una prestazione incredibile, che resterà per sempre nei libri dei record di Kentucky, e che lo proietta in un battibaleno in cima alla lista dei desideri delle franchigie NBA. Rapidissimo, saltatore pazzesco, dotato di un tiro in sospensione mortifero e di un “killer instinct” invidiabile, iniziano a fioccare accostamenti impegnativi e pericolosi (da Bradley Beal a Russell Westbrook, solo per fare due nomi) per un giovane di 19 anni.
La stagione prosegue con Monk sempre protagonista della compagine di John Calipari (tante altre prestazioni superbe, tra le quali ricordiamo 37 punti contro Mississippi, 34 contro Georgia, 33 contro Florida), ma, come spesso accade a questi giovani giocatori, Malik soffre un leggero appannamento proprio nel periodo sbagliato della stagione, il quel mese marzo contraddistinto dalla nota “Follia”. Nel mese decisivo del College Basket, Malik disputa delle partite ampiamente sotto il livello abituale, soprattutto è uno dei peggiori al Torneo NCAA (solo 14 punti di media con il 37% dal campo) e nella sconfitta patita da North Carolina che nega ai Wildcats l’ingresso alle Final Four. Ecco che, di colpo, Monk viene investito dalle critiche e dallo scetticismo generale di coloro che, fino a poche settimane prima, lo avevano incensato di complimenti iperbolici.
Al Draft, quegli stessi scout e general manager che erano elettrizzati a Las Vegas, si ricordano che Monk misura solo 190 centimetri, che il suo ball handling è tutt’altro che perfetto, che non brilla nelle situazioni di isolamento e che non è proprio incline a giocare per i compagni. Il tutto, in breve, si traduce nella undicesima chiamata assoluta da parte di Charlotte, non una sciagura, ma un netto ridimensionamento per un giocatore che solo un paio di mesi prima era visto come un sicuro “Top Three”.
La breve esperienza nella NBA pare confermare lo scetticismo di quella sera di giugno. Al terzo anno nella lega, mentre l’ex compagno Bam Adebayo (scelto alla 14 dello stesso Draft) ha disputato l’All Star Game, Malik sta faticando tantissimo ad adattarsi al duro mondo della lega. L’inizio del 2020, ci aveva regalato un nuovo Monk, finalmente in grado di esprimere il suo talento: 19 punti contro Houston e Dallas; il massimo in carriera di 31 punti contro i Bucks; un mese di febbraio ha segnato ben 17 punti di media conditi dal 39% dall’arco; la promozione in quintetto base contro Indiana.
A conferma delle fredde cifre, arrivano le parole di James Borrego, il coach degli Hornets: “Adesso ha molta più fiducia e questo si riflette nel suo gioco: attacca il ferro, si procura i liberi e il segna con costanza dall’arco, è molto più attivo in difesa. E’ cresciuto tantissimo. Sono molto orgoglioso di lui”.
Di colpo, però, Malik è tornato nel buio di quel tunnel che sembrava superato. Proprio qualche giorno dopo aver assaporato la gioia della prima partenza in quintetto, Monk fallito un controllo antidoping. Al momento non si sa quale sia stata la sostanza incriminata, ma la NBA lo ha sospeso a tempo indeterminato per la violazione delle regole del rigido protocollo antidroga.
Una nuova prova attende il giovane dell’Arkansas nel periglioso percorso verso la consacrazione nella NBA. Al suo fianco avrà comunque coach Borrego, convinto che Malik saprà superare brillantemente anche questo contrattempo: “Ognuno di noi affronta diversi problemi nella vita. La cosa importante è come la si affronta. Ha il mio supporto, e quello di tutta l’organizzazione degli Hornets. Credo che, conoscendo Malik, che saprà superarla positivamente”.
Non possiamo non unirci a coach Borrego, e auspicare un pronto ritorno in campo di Monk.