Il 30 giugno scorso, all’apertura del mercato NBA, Al Horford sorprese la NBA annunciando che avrebbe accettato l’offerta di Philadelphia, salutando così i Boston Celtics dopo tre anni.
Un’acquisizione eccezionale per i Sixers che, in un colpo solo, indebolivano una delle principali avversarie a Est, affiancavano a Joel Embiid il compagno ideale, capace di occuparsi dei lunghi più perimetrali grazie all’estrema versatilità difensiva, nonché di sostituirlo quando il camerunese avrebbe necessitato del giusto riposo.
Un matrimonio perfetto, insomma.
Oppure no?
L’andamento della stagione, in effetti, pone qualche dubbio sulla bontà della scelta di Elton Brand. Il rendimento di Al non è all’altezza delle aspettative: 11 punti e 6 rimbalzi a partita, con il 43% dal campo, rappresentano le peggiori statistiche nella carriera del dominicano.
I numeri sono già chiari di per se’ – a maggior ragione se consideriamo un ulteriore ribasso patito nei mesi di febbraio e marzo, nei quali sta segnando solo 10 punti di media con il 36% dal campo -, ma confermano la sensazione visiva di un Horford a disagio nella nuova squadra, incapace di trovare la collocazione e il ritmo giusti negli schemi disegnati da Brett Brown. Se a Boston era per lunghi tratti il playmaker occulto della squadra, grazie alla facilità nel gestire le situazioni in post alto e di “hand off”, a Phila il ruolo è molto più marginale. La presenza di Ben Simmons, efficace prevalentemente con la palla in mano, e la necessità di “apparecchiare la tavola” in post basso per Embiid hanno, di fatto, tolto a Horford la libertà offensiva di cui godeva ai Celtics, relegandolo al ruolo di “spot-up shooter” appostato sull’arco dei tre punti. Un po’ limitativo per un cinque volte All Star strappato ai Celtics per ben 109 milioni di dollari. E, soprattutto, perché Horford, seppur migliorato, non è certamente noto nei circoli della NBA per essere un tiratore dalla distanza.
Una situazione delicata, ma a Philadelphia non è una novità che le principesche acquisizioni estive si tramutino in problemi più che risorse. I tifosi dei Sixers tremano all’idea che Al possa aggiungersi la lista che comprende, tra gli altri, i nomi di Andrew Bynum ed Elton Brand, proprio l’attuale General Manager. Il primo arrivò a Phila dopo i due titoli con i Lakers di Kobe, ma non riuscì neanche a scendere in campo a causa dei gravi problemi fisici che lo obbligarono al ritiro a soli 26 anni. Brand fu strappato ai Clippers a suon di dollari, ma in maglia Sixers disputò quattro anni così mediocri da meritarsi un imbarazzante e avvilente taglio.
Già prima della scadenza del mercato di riparazione, si rincorrevano voci di una potenziale trade per spedire altrove il dominicano, ma poi sono rientrate per la difficoltà di piazzare un contratto effettivamente difficile. Al percepirà oltre 27 milioni di dollari fino all’età di 36 anni, un’età abbastanza avanzata per un giocatore che ha già lasciato intravedere qualche problema fisico.
La stagione non è finita, tra poco più di un mese inizierà una delle postseason più equilibrate di sempre, e a Phila non hanno ancora abbandonato l’idea di vincere il titolo, l’obiettivo per il quale i Sixers e Horford hanno deciso di unire le loro strade.
Su quel palcoscenico Al avrà l’opportunità di dimostrare a tutti come la scelta estiva sia stata corretta.
