In questo periodo di astinenza da basket giocato (e di assenza di notizie) non c’è niente di meglio che tuffarsi nel passato. E quale argomento migliore di Larry Bird, uno dei più grandi di sempre?
Ce l’ha già dimostrato Michael Jordan: anche i più grandi, in un momento della loro storia cestistica, hanno dovuto segnare il passo di fronte a chi in quel preciso momento era considerato – e forse lo era –più forte di loro.
Alcuni hanno preso quello smacco come motivazione per crescere, per lavorare di più, per diventare migliori. Il più famoso è senza dubbio Michael Jordan che ha persino invitato al suo (poco apprezzato) discorso per l’introduzione nella Hall of Fame il vecchio compagno di liceo Leroy Smith. Sì, proprio quello che gli era stato preferito da coach Pop Herring…
Bird ha avuto miglior senso estetico, evitando sempre accuratamente ogni riferimento a chiunque lo avesse sopravanzato nel corso dei suoi primi anni di basket. Eventualmente la responsabilità era dell’allenatore che non lo aveva voluto…come il famoso Joe B. Hall: l’università di Kentucky godeva del favore di Larry (in vantaggio su Indiana e Indiana University), ma il coach dei Wildcats decise di fare a meno dei servigi di Bird e giustificò il no con un perentorio “too slow, can’t jump” (troppo lento e non salta), parole che avrebbero rappresentato un vero e proprio carburante nel corso della carriera del campione.
Però il titolo di “Mister Basketball” nello stato in cui i canestri sono una religione, in fondo non sarebbe dispiaciuto al ragazzo di French Lick. Anche se era conscio di non essere ancora il più forte, quella consapevolezza inftti gli sarebbe cresciuta dentro solo poco tempo dopo. Per il premio di “Mister Basketball” dell’Indiana a Bird vennero preferiti altri due giocatori, nel 1974: Steve Collier del liceo Southwestern di Hanover e Roy Taylor di Anderson High School vinsero il trofeo a pari merito, con Larry solamente al quarto posto. Bird pagava il fatto di essere la stella di un piccolo liceo del sud dell’Indiana, ma la convocazione nella squadra All Star dello stato gli fece molto piacere. I giovani “hoosiers” giocarono prima uno “scrimmage” contro una squadra AAU: Bird fu il miglior marcatore della gara con 18 punti. Subito dopo era in programma un’amichevole contro la selezione dell’Unione Sovietica che era in tournee negli Stato Uniti, e la “stelline” dei licei dell’Indiana vinsero agevolmente (92 a 60) con un Bird da 12 punti e 9 rimbalzi in soli 15 minuti di utilizzo.
Poi fu la volta della classica sfida tra le selezioni liceali di Indiana e Kentucky: nella prima gara giocata alla Freedom Hall di Louisville gli “hoosiers” vinsero per 92 a 81 con 12 punti e 7 rimbalzi di Larry, che si preparò alla partita “di ritorno” procurando i biglietti per familiari e amici. Nella splendida cornice della Market Square Arena di Indianapolis la selezione dell’Indiana confermò la sua superiorità schiacciando Kentucky per 110 a 85, ma nel finale accadde il “fattaccio”: dopo che nella prima metà di gara Larry aveva segnato 6 punti e contribuito a “spaccare” la partita, nel secondo tempo coach Kirby Overman si “dimenticò” di lui e gli chiese di entrare solo a quattro minuti dal termine, quando il vice Don Bates gli fece notare la cosa. Larry rifiutò dicendosi “profondamente umiliato”, mentre familiari e amici lo vedevano cercare di nascondere le lacrime. Kirby Overman quel giorno diventò “l’uomo che dimenticò in panchina Larry Bird”…
Michael Jordan si è “vendicato” direttamente di chi non aveva creduto in lui, “distruggendolo” mediaticamente (con poca classe) nel giorno che avrebbe dovuto portare la sua definitiva consacrazione tra gli “Dei del Basket”. Larry Bird invece ha sempre ignorato i due coach che non lo avevano ritenuto degno delle loro attenzioni, anche se in un paio di occasioni non ha potuto evitare di parlare di loro.
La prima occasione è stata la sua biografia, nella quale era costretto a parlare del suo passato e quindi della convocazione nella famosa selezione dei liceali dello stato dell’Indiana: ma la piccola vendetta era stata quella di storpiare il nome di coach Overman in “Olberman”.
La vendetta contro coach Joe Hall è più sotterranea: nel film “Basta Vincere” (“Blue Chips”, 1994) il protagonista interpretato dall’attore Nick Nolte passa per la città di French Lick e visita Larry che si sta allenando sul campetto di casa. Nolte si avvicina e dice: “Un ragazzo di campagna bianco con un pallone da basket? Oh, non lo so, figliolo, non credo tu ce la possa fare”. Al che Bird risponde: “Non corre, non salta, ha problemi alla schiena. Patetico”. A quanti conoscono la storia di Larry il riferimento è evidente: sono le parole che aveva pronunciato coach Joe B. Hall il giorno in cui prese la più grossa cantonata nella storia dei Wildcats di Kentucky.