Tim Grover, personal trainer di Michael Jordan, durante un’intervento al podcast “Pardon My Take” ha parlato del celebre “Flu Game”, svelando la realtà dei fatti. Influenza? Macché, fu un’intossicazione alimentare…
Eravamo nello Utah e la squadra aveva deciso di alloggiare a Park City. All’epoca quel posto non era di certo il Park City che conosciamo oggi: letteralmente ogni posto alle 20:30 era chiuso.
Michael aveva fame, ma non c’era il servizio in camera. Nonostante pensassi che fosse tutto chiuso, in qualche modo riuscii ad ordinare una pizza da asporto. Dopo un po’ suonarono alla porta e mi trovai di fronte a cinque persone. Tutti avevano saputo in quale stanza alloggiasse Michael e avrebbero voluto vederlo.
Cinque persone per una pizza mi sembrava un fatto sospetto, ma Michael non ci pensò due volte e si gettò sulla pizza. Fu l’unico a mangiarla. Poi, alle 3 di notte, ricevo una chiamata dalla sue stanza. Vado da lui e lo trovo rannicchiato su se stesso tra spasmi e dolori. Stava malissimo, ma fino a poche ore prima non aveva avuto alcun sintomo influenzale.
Per cui la verità è questa: fu al 100% un’intossicazione alimentare, non un’influenza. Solo che “Flu Game” suonava meglio di “Food Poisoning Game”. Quindi negli anni è rimasto così.
11 giugno 1997. Delta Center, Salt Lake City. Gara-5 delle Finals tra Bulls e Jazz.
Michael Jordan non sarebbe nemmeno dovuto scendere in campo a causa di un forte malessere che lo aveva colto di sorpresa la notte precedente, ma His Airness decise di giocare. Il resto è storia.
In 44′ sul parquet MJ totalizzò 38 punti (13/27 dal campo, 2/5 dall’arco e 10/12 ai liberi), 7 rimbalzi, 5 assist e 3 rubate, guidando Chicago alla vittoria (i Bulls arrivarono così al match point sul 3-2).
Una delle imprese più straordinarie della sua carriera.