Al Kezar Stadium di San Francisco si stanno riempiendo le tribune per l’edizione 1952 del Campionato Studentesco di Atletica Leggera. Il pubblico attende con impazienza l’inizio delle competizioni, soprattutto l’attesissima gara di Salto in Alto.
I partecipanti si avviano alla pedana.
“Cosa? Allora è venuto anche lui oggi. Sarà dura… ma posso batterlo!”
Questi i pensieri del primo dei nostri due protagonisti quando vede avvicinarsi alla pedana lo sfidante. Per allontanare la tensione, inizia a canticchiare. Funziona. Di colpo ritrova la serenità necessaria. Non è una novità, a Johnny piace tantissimo cantare, e non è neanche male…
Lo sfidante, il secondo protagonista di questa storia, è un “grissino” molto alto e molto magro della McClymonds High School di Oakland. Si chiama William, anche se tutti lo chiamanoBill.
La gara è spettacolare, i due si sfidano a forza di balzi prodigiosi. I due arrivano agevolmente alla misura di 6 piedi e 1 pollice, che nel sistema metrico decimale equivale a 185 centimetri.
Bill supera l’asticella al primo colpo.
Johnny, invece, fatica molto di più. Essendo alto solo 170 centimetri quella misura è veramente al limite, e infatti la supera solo all’ultimo tentativo.
I giudici si apprestano ad alzare l’asticella di altri due pollici (5 centimetri). La nuova misura da valicare è 1,90.
Inizia Mathis: errore.
Anche Bill sbaglia.
Al terzo tentativo Mathis si deve arrendere.
Bill può vincere con l’ultimo tentativo: si avvia verso la fine della pedana; misura la rincorsa; ripassa la cadenza; prende un lungo respiro e sprinta.
Bill spicca un salto deciso, vola verso la sbarra, raggruppa le gambe e valica l’asticella.
Vittoria!
Bill è raggiante. L’adrenalina lo spinge a proseguire. La serata è magica e vuole approfittarne. Fa bene, perché al termine di quel pomeriggio avrà aggiornato il suo personale a ben duecentoduecentimetri.
Una misura decisamente d’eccellenza per un diciottenne. Siamo nel 1952. Dick Fosbury è un bambino di 5 anni e non pensa minimamente a inventare il suo rivoluzionario stile di salto (il “Fosbury Flop”, appunto).
I due iniziano a parlare, a conoscersi, a fare amicizia. Sono due adolescenti con tanto talento e tanti sogni, e iniziano a fantasticare sul loro futuro che potrebbe, chissà, vederli compagni di squadra alle Olimpiadi.
Johnny strappa a Bill la promessa di una pronta rivincita, e si avvia verso casa.
I due si sfideranno ancora tante volte nel corso degli anni, Johnny difenderà i colori di San Francisco State University, mentre Bill vestirà la casacca di University of San Francisco.
Il sogno di scendere in pedana alle Olimpiadi, però, rimarrà tale.Entrambi avrebbero la possibilità di qualificarsi, ma non si presenteranno alle selezioni della squadra olimpica del 1956.
Johnny, malgrado un record di 1,96, rinuncerà perché convocato a New York dalla Columbia Record. Nel 1956, Johnny Mathis debutterà come cantante solista con “Wonderful! Wonderful!” e “It’s Not for Me to Say”, le prime canzoni di una carriera lunghissima e prestigiosa.
Bill puo’ addirittura un personale di 2,06, la seconda misura di tutti gli Stati Uniti dopo l’inarrivabile Charles Dumas (primatista del mondo che sarà oro a Melbourne con la misura di 2,12, ndr), ma ignorerà le selezioni perché alle Olimpiadi andrà come stella assoluta della squadra di basket.
Si, perché il secondo protagonista della nostra storia è Bill Russell, colui che ha proiettato il basket nell’era moderna e dominato la NBA con i Boston Celtics.
Due splendidi atleti che hanno avuto delle brillanti carriere nello spettacolo e nel basket, legati per sempre da quella sfida che ancora oggi riaffiora tra gli sportivi della Baia.
Su quella pedana nacque un’amicizia che perdura saldamente ancora oggi: Mathis ha presenziato e si è esibito in onore dell’amico Bill quando la città di Boston decise di dedicargli una statua nel 2013.
Usando le parole di Humphrey Bogart nel film Casablanca, potremmo dire che quel pomeriggio fu davvero “l’inizio di una bella amicizia”.