L’ufficialità c’è stata solo qualche giorno fa, ma la decisione dei Kings di separarsi da Vlade Divac era nell’aria da settimane, se non mesi. Vivek Ranadive, il proprietario dei Kings, aveva privatamente espresso le tante perplessità sull’operato di Divac, e aveva deciso di ridimensionarne i poteri. Una mossa difficilmente accettabile per il nativo di Prijepolje, che infatti si è dimesso.
Se la mancata qualificazione ai playoffs è stata l’ultima goccia in un vaso colmo oltremodo, il motivo principale del malcontento della proprietà è un altro.
“Se rinunci a un talento generazionale, non puoi vincere nella NBA”, ha confidato uno stimato dirigente al Sacramento Bee (il quotidiano della Capitale californiana).
Il talento generazionale ha il nome di Luka Doncic, snobbato con la seconda chiamata nel Draft del 2018 ed esploso a livelli assoluti quest’anno. Ammirando le gesta di Luka anche nelle otto partite di Orlando, il rammarico per la mancata scelta non diminuisce di certo.
Alla madre di tutte le scelte sbagliate (anche se Marvin Bagley è un prospetto di indubbio talento), si sommano anche altre decisioni che avevano già lasciato trasparire l’impreparazione nella difficile materia del Salary Cap, la poca attenzione nella scelta dei collaboratori e una certa approssimazione nel processo decisionale.
Le ricche firme di George Hill, Vince Carter, Zach Rundolph e Trevor Ariza a cifre esagerate, le scelte di Nick Stauskas, Willie Cauley-Stein, Georgios Papagiannis, la cessione di DeMarcus Cousins per una contropartita non proprio all’altezza, sono solo alcune delle mosse che non hanno reso Vlade proprio benvoluto dal pubblico di Sacramento.
Al suo posto, nella stanza dei bottoni, è stato promosso Joe Dumars, l’indimenticato All-Star di Detroit chiamato lo scorso anno nella capitale californiana come consulente. Il primo incarico sarà quelle di trovare un nuovo GM, ma certamente l’ex Pistons avrà ampio spazio nella direzione tecnica della franchigia.
Una chance per tornare alla ribalta dopo l’esperienza ai Pistons culminata con il titolo NBA del 2004. Un’esperienza purtroppo dimenticata troppo velocemente, ma che è stata un esempio magistrale di come si costruisce una squadra da titolo dal niente. Anzi, dalla separazione dalla stella più lucente della franchigia dai tempi di Isiah Thomas: i Pistons del 2004 nacquero dall’addio di Grant Hill, la superstar che preferì i dollari di Orlando nell’estate del 2000.
Malgrado questo colpo mortale, Dumars riuscì ad arrivare al titolo solo quattro anni dopo, scommettendo sul talento e la voglia di rivincita di Chauncey Billups, Richard Hamilton, Ben Wallace, Tayshaun Prince e del bizzoso Rasheed Wallace. Un gruppo di giocatori che a Detroit trovo’ le condizioni ideali per esprimersi come mai avevano fatto nelle loro carriera, diventando l’epitome del gioco di squadra.
A Sacramento sperano che il tocco magico non si sia esaurito con quella splendida squadra, che l’esperienza e l’acume di Joe possano aiutare i Kings a tornare a quella postseason che manca ormai dal lontano 2006.