In una vecchia VHS del 1987, Bird, McHale, Parish, altri giocatori dei Celtics e un anziano signore davano lezioni al pubblico sui fondamentali della pallacanestro: dal tiro al layup, dal passaggio battuto a terra al crossover, dalla difesa al pick&roll. Il vecchietto con i capelli bianchi ha iniziato la sua carriera da allenatore nel lontano 1950, per poi diventare general manager, fino a presidente dei Boston Celtics, rimanendo con i bianco verdi per ben 46 anni. Per chi non lo avesse ancora capito, parliamo di Arnold Jacob “Red” Auerbach.
LE ORIGINI
Auerbach nasce a Brooklyn, il 20 gennaio del 1917, durante la Grande Guerra, qualche anno prima Hyman Auerbach, un ebreo-russo proveniente da Minsk approdava sulle coste dell’atlantico, sposando Marie Thompson. Red, soprannominato così dai compagni di Brooklyn per i suoi capelli rossi e il suo temperamento vivace, si avvicina al basket giocando come guardia alla PS 122 al liceo del distretto est. Dopo un veloce passaggio al Seth Low Junior College, gli viene offerta una borsa di studio alla George Washington University. Auerbach era una buona guardia, ma giocare non è mai stato il suo primo obbiettivo – negli anni del college aveva già messo gli occhi su quelli che sarebbero stati i capisaldi del suo gioco da allenatore.
CELTICS DINASTY
Dopo le esperienze a St. Albans e Roosevelt HS, Red approda – dopo aver allenato la squadra della marina a Norfolk e aver stretto amicizia con il milionario nonché proprietario dei Capitals, Mike Uline – ai Washington Capitals nel 1946, collezionando 123 vittorie e 64 sconfitte.
Cousy e il gioco di squadra
L’amore ti coglie spesso all’improvviso, arriva quando meno te lo aspetti e ti rapisce e così è stato per Auerbach e i Celtics. Nel 1950 Brown, attuale proprietario di Boston, “non capendo niente di basket” chiese consiglio su quale allenatore assumere per la sua squadra e il nome di Auerbach venne fuori. In quel primo draft, Red passò su Bob Cousy definendolo un “provincialotto” dal portamento che poco si adattava al suo tipo di gioco. Peccato che Bob rifiutò i Tri-Cities Blackhawks, venne snobbato dai Chicago Stags, per finire proprio a Boston. Dopo aver visto il trattamento di palla e gli assist che Cousy smistava, Auerbach si convinse che il “campagnolo” faceva proprio al caso suo. Una dei capisaldi della sua filosofia fu proprio il gioco di squadra, i Celtics avevano un massimo di 7 schemi a partita, bisognava far circolare la palla e muovere la difesa avversaria, per scovare il suo punto debole e colpirla. Con Bob Cousy come playmaker ed eccezionale passatore tutto ciò era possibile.
Un giorno Bob andò da Auerbach chiedendogli: “coach ma a lei piace il modo in cui passo la palla?”, Auerbach con proverbiale “aplomb” di Brooklyn rispose: “Cousy la palla puoi anche fartela passare dal c**o, l’importante è che arrivi a destinazione!”. Il playmaker dei Celtics non ripropose più la domanda, diventò uno dei migliori playmaker ad aver mai calcato un parquet e portò i Celtics nell’olimpo dell’NBA.
Oltre i colori
Proprio nel draft del 1950, Auerbach chiama come prima scelta Chuck Cooper dall’università di Duquesne, un’ala piccola abbastanza strutturata e veloce, adattabile anche al ruolo di guardia. Tutto nella norma, tranne per il fatto che siamo in un periodo pre-moti razziali, prima di Martin Luther King e Malcolm X, prima della storica impresa di Texas Western contro Kentucky, e Cooper è il primo giocatore di colore nella storia NBA a essere draftato. Red non faceva distinzioni di colore o razza, d’altronde era figlio di un ebreo-russo, immigrato agli inizi del ‘900. La sua intesa con i giocatori, il rispetto nei loro confronti era uguale per ognuno di essi.
Il suo rapporto con Bill Russell è uno dei legami giocatore-allenatore più puri e forti all’interno di una lega sportiva. Una sera Russell decise di non giocare una partita, l’albergo in cui avrebbero alloggiato i Celtics rifiutò il check-in ai componenti di colore della squadra. Auerbach rispettò la decisione del suo giocatore e lo accompagnò in aeroporto. Allo stesso modo, anni dopo, durante delle partite di esibizione in giro per l’Europa, il coach chiese al suo centro titolare di accompagnarlo a vedere Auschwitz.
Lo stesso Bill Russell nel 1966 diventerà il primo allenatore di colore dell’NBA, dopo che Red lo ha istruito durante i suoi ultimi anni da giocatore, lo designa come suo successore.
Un uomo venuto dal futuro
Russell racconta che Auerbach aveva un dono, l’allenatore dei Celtics intuiva l’esito di una partita da come generava, da come venivano giocati i primi possessi. Bill forse ha esagerato un po’, ma non era raro vedere Red a metà partita, o inizio terzo quarto, accendere e fumare un bel sigaro, quello della vittoria, il sigaro che adesso ogni squadra NBA fuma dopo aver vinto il titolo. Auerbach di titoli ne ha vinti 9 tra il 1956 e il 1966, il suo gioco era semplice, ma avanti anni luce per l’epoca. Abbiamo già parlato del gioco di squadra e del movimento di palla dei Celtics, con Bill Russell in campo Red capì subito che il contropiede studiato al college era un’arma da aggiungere al suo arsenale, insieme a un’ottima difesa di squadra. Il numero 6 creava il vuoto sotto canestro, facendo suo ogni rimbalzo e una volta poggiati i piedi a terra, la sua testa era già rivolta verso il compagno meglio posizionato per ricevere l’outlet pass. Auerbach aveva creato sul finire degli anni ’50 la giocata che oggi contraddistingue (tra le altre) LeBron James.
Dopo 7 titoli vinti come general manager e presidente dei Boston Celtics, Red Auerbach si è spento il 28 ottobre del 2006, a Washington. Non serve il premio di coach of the year – vinto nel 1965 e in seguito rinominato “Red Auerbach Trophy” in suo onore – per riconoscere che Red Auerbach, con la sua attitudine da vincente e la sua intelligenza da allenatore, sarà sempre uno tra i più grandi protagonisti ad aver contribuito a questo gioco.