Nella serata di ieri al Taliercio è andato in onda il derby veneto tra l’Umana Reyer Venezia e la De’Longhi Treviso, un match che ha visto sostanzialmente dominare i padroni di casa (QUI il recap della gara). Ma al di là del risultato finale, cosa ci ha raccontato la sfida?
Ecco qualche appunto…
Venezia scalda i motori in vista dei playoff
Gli orogranata, privi di Bramos e Fotu, avevano iniziato la partita in maniera un po’ altalenante, trovando da un lato grande aggressività a rimbalzo offensivo, perdendo troppi palloni dall’altro. A partire dalla seconda frazione di gioco però, i lagunari hanno decisamente cambiato passo, punendo qualsiasi errore dei propri avversari e dominando di fatto (quasi) tutti i rimanenti 30′ di gioco.
Un successo importante per i lagunari soprattutto per due motivi in vista dei playoff: Venezia dimostra infatti sia di poter vincere senza il supporto del tiro dall’arco (7/28), sia di esser in grado di costruire e amministrare senza patemi un ricco vantaggio grazie alla solidità espressa su ambo le metà campo. In merito a quest’ultimo aspetto, va comunque detto che gli uomini di coach de Raffaele non sono stati proprio perfetti, con Treviso che avrebbe anche avuto diverse occasioni per ridurre il gap (ciò non significa rientrare in partita), senza però riuscire a concretizzare.
Ma chi sono i protagonisti di questa vittoria? Si potrebbe dire bene o male tutti i giocatori. L’Umana Reyer conta infatti ancora una volta sul proprio gioco di squadra, con gli orogranata che mettono in campo una gran difesa per quasi tutto l’arco del match e realizzano la bellezza di 24 assist. Tuttavia, su tutto il roster emergono quattro figure:
- Stefano Tonut – Il triestino si conferma su livelli eccezionali, chiudendo con 20 punti (8/17 dal campo), 6 rimbalzi, 5 assist e 3 palle rubate. Al di là dei numeri però a fare impressione è l’esplosività del classe 1993, che con le sue fiammate sembra poter fare il buono e il cattivo tempo in qualsiasi momento del match. A mani basse il miglior italiano del campionato, ieri sera ha ribadito la sua candidatura al premio di MVP della stagione.
- Mitchell Watt – Se è questa la forma con cui l’americano si presenta ai playoff, tutte le squadre sono avvisate. Stravince la lotta sotto le plance con Mekowulu piazzando 19 punti con solo tre errori al tiro (8/11 dal campo), facendo brillare un’altra volta le sue abilità sia vicino al ferro che dalla media distanza. Un giocatore che appena trova anche solo un centimetro di libertà, è in grado di punire senza pietà.
- Julyan Stone – Ennesimo flash di un giocatore che per caratteristiche tecniche rappresenta ormai una rarità. Capacità di difendere su tutti i ruoli e grande QI sugli aiuti (3 stoppate, 2 recuperi e almeno un paio di giocate decisive contro la De’Longhi), doti da passatore e rimbalzista (4 assist e 8 rimbalzi contro Treviso), e tanta energia: quando hai tutto ciò, cosa importa se a referto scrivi solo 2 punti? Senza comunque dimenticare che l’ex NBA può anche trovare la serata da realizzatore.
- Davide Casarin – La partita a senso unico sicuramente toglie un po’ di pressione, ma ciò non toglie quanto di buono fatto dal classe 2003, sembra ombra di dubbio uno dei migliori giovani della Serie A. In quasi 20′ di utilizzo firma 11 punti (4/7 dal campo), 8 rimbalzi (di cui 3 offensivi) e 4 assist, tra i quali un cioccolatino in no look per Possamai. E’ sicuramente in grande crescita e se dovesse trovare continuità potrebbe rivelarsi uno degli assi nella manica di coach De Raffaele.
L’unico neo è probabilmente rappresentato da un acciaccato Austin Daye: in 11′ sul parquet conquista 3 rimbalzi e smista un paio di assist, ma perde anche due palloni e chiude con un negativo 1/5 dal campo. Al di là degli errori al tiro intesi come statistica, il problema è rappresentato dalla qualità di alcune scelte di tiro, con il californiano che ogni tanto parte per la tangente e blocca l’attacco per giocarsi degli isolamenti improduttivi. Daye ci ha abituato a questo stile di gioco, e se trova la via del canestro con continuità non gli si può dire nulla, ma quando si mette al servizio della squadra fa un evidente salto di qualità. Il vincitore dell’MVP delle Final Eight del 2020 rimane sempre e comunque uno dei giocatori chiave tra le fila degli orogranata.
Treviso già con la testa ai playoff
La partita per la De’Longhi non aveva alcun valore ai fini della classifica, visto che sia in caso di vittoria che di sconfitta non si sarebbe mossa dalla 6° piazza (prima storica qualificazione ai playoff di Serie A), ma coach Menetti alla vigilia aveva affermato che la squadra “non era sazia”. Diciamo che la partita di ieri sera ha dato un verdetto piuttosto diverso. Non si tratta della sconfitta in sé, ma del fatto che Treviso sia rimasta in partita solo per un quarto (pur concedendo tanto anche nei primi 10′) per poi affossarsi sempre più.
L’assenza di Michal Sokolowski si è fatta sentire, così come l’infortunio ad inizio partita di Imbrò non ha di certo agevolato le cose. Ma le assenze non possono rappresentare una scusante su tutta la linea, considerando anche che i propri avversari – dotati comunque di maggiore profondità e qualità – si trovavano ugualmente senza due giocatori importanti. In generale, ad essere onesti, è difficile salvare qualcuno dalla batosta presa al Taliercio. Forse Chillo, promotore di un piccolo tentativo di rimonta accennato a fine terzo periodo ma anche autore di un 2/8 dal campo e di 3 palle perse. O più probabilmente Akele, autore di una prova pimpante da 12 punti, 13 rimbalzi (di cui 7 offensivi) e 2 assist. Sicuramente può essere apprezzato l’atteggiamento costruttivo mantenuto per tutto l’arco del match, con la De’Longhi che ha sempre provato a cercare quella giocata positiva in più su ambo le metà campo.
Le note negative sono invece diverse, su tutte delle percentuali al tiro abbastanza imbarazzanti: 31.3% dal campo (21/67) e 26.7% dall’arco (4/15), a cui poi andrebbero pure aggiunti 8 liberi lasciati per strada. Quando si segnano 24 punti nella prima metà di gara poi diventa anche difficile rimettersi in pista, soprattutto se la difesa funziona solo per brevi tratti. In merito al discorso balistico, va comunque evidenziato che sicuramente la difesa di Venezia ha avuto un impatto importante, ma sono stati diversi i tiri aperti sbagliati da Logan e soci. Proprio l’ex Sassari e Avellino è stato il simbolo di una serata veramente storta, con il nativo di Chicago che ha chiuso la sua partita con 7 punti (e 4 assist) e un pessimo 3/16 al tiro. Cifre decisamente lontane dai sui standard.
A Logan si accodano un Mekowulu uscito piuttosto male dal confronto con Watt e un Russell nei panni atipici di realizzatore. Il centro nigeriano cattura 7 rimbalzi e firma due stoppate, ma non va oltre i 6 punti con appena due tentativi al tiro dal campo; il play statunitense invece chiude la sua partita con 13 punti e 5 assist, mandando a bersaglio solo 5 delle 14 conclusioni tentate (di norma i tentativi dal campo di Russell sono circa 10 a match). Sul resto della truppa è difficile dare un giudizio, visto che in campo non sono emerse cose particolari.
Visto che le partite per Treviso sono finite, coach Menetti in settimana potrà cominciare a preparare con cura l’approccio ai playoff, lavorando su quei dettagli che nelle ultime partite non hanno funzionato.
Immagine di copertina: Umana Reyer Venezia / Sito ufficiale