Con il ritorno delle zone gialle, dopo più di sei mesi i campetti di tutta Italia sono tornati ad animarsi: lo sport di contatto, compreso il basket, è finalmente consentito. Si tratta di una vera e propria boccata d’ossigeno per una città come Milano, che con più di 150 campetti da basket è una delle capitali europee dei playground. Con il ritorno del basket su cemento, quello vero, puro, democratico e inclusivo, una parte importante del capoluogo lombardo sta ricominciando a vivere. Di quali sono, secondo noi, i playground più belli di Milano abbiamo già parlato. Ora, per continuare il nostro viaggio alla scoperta del rapporto speciale tra la città e il basket all’aria aperta, abbiamo intervistato l’Assessore all’Urbanistica, al Verde e all’Agricoltura del Comune di Milano, Pierfrancesco Maran. In Giunta comunale dal 2011, il giovane Assessore segue in prima persona i progetti dei playground. Playground che, anno dopo anno, continuano a crescere in termini numerici e qualitativi. Al momento sono infatti programmati i lavori di riqualificazione dei campetti di piazza Guardi, via Feltre, via Dezza, via dei Salici (Istituto Munari), viale Lazio, viale Stelvio, piazzale Farina e via Forni.
Assessore, Milano ha una superficie di 182 chilometri quadrati e vanta ben 185 playground (tra basket e pallavolo): praticamente più di un campetto per ogni chilometro quadrato. Quanto ritiene importanti questi luoghi per il contesto della vita urbana, anche in ottica futura?
“È un tema di cui si parla poco, i dati di Milano sulle aree gioco gratuite all’aperto passano spesso sottotraccia. Per tanti anni si è investito facendo in modo che molti interventi di quartiere si concretizzassero in nuovi campetti. Sono molto importanti: creano senso di comunità. Fare sport deve essere un diritto di tutti, ed è bello che si possa fare in campi liberi e accessibili gratuitamente”.
Parlando di spazi per fare sport all’aperto, su cosa Milano deve ancora migliorare? C’è una città europea o extra-europea a cui vi ispirate particolarmente?
“In generale cerchiamo innanzitutto di essere Milano, poi chiaramente ci ispiriamo anche a ciò che fanno gli altri. Sicuramente possiamo migliorare in termini di innovazione, su tutti i livelli. Pensiamo a una cosa piccola ma per noi fondamentale rivolta ai bambini: stiamo progettando nuove aree gioco per i bimbi affinché siano accessibili a tutti, anche a quelli con disabilità. Inoltre bisogna cercare di aprirsi di più a nuovi sport. Ad esempio, da alcuni anni stiamo facendo diversi skate park, che a Milano mancavano. Dobbiamo migliorare anche sul seguente aspetto: non bisogna solo fare, ma mantenere i luoghi. Su questo stiamo cercando di concentrare i nostri sforzi, ma è anche importante che le comunità che frequentano quegli spazi ci diano una mano”.
Si sta parlando molto del progetto di Parco Romana. Quanto spazio ci sarà per le aree dedicate allo sport outdoor, e in particolare alla pallacanestro?
“Lo Scalo Romana sarà un simbolo della Milano dello sport perché ospiterà il villaggio olimpico, ma non va pensato come un luogo esclusivamente dedicato ai professionisti. Dentro il masterplan è previsto che buona parte dell’area tra la futura sede di A2A e le ferrovie diventi un grande spazio sportivo. Ora siamo solo alle fasi iniziali: sarà nelle fasi attuative che verranno definiti gli impianti e gli sport. Ma di sicuro nascerà uno spazio con ampie modalità di fruizioni libere, gratuite. Quindi immagino che anche il basket troverà spazio. Tra l’altro, dopo le Olimpiadi, il villaggio olimpico diventerà uno studentato universitario: i futuri abitanti, essendo giovani, avranno tanta voglia di spazi sportivi”.
Lei era presente nel 2018 all’inaugurazione del campetto di Danilo Gallinari al Parco Vittorio Formentano: negli ultimi 10 anni a Milano è cresciuta molto la passione per il basket all’aria aperta anche grazie alla nascita di nuovi campetti. Da Assessore che sta seguendo progetti analoghi da vicino, è d’accordo col fatto che la cultura della pallacanestro come sport di aggregazione stia crescendo esponenzialmente in città?
“Lo spero. È bello che figure di successo come Gallinari non si dimentichino da dove vengono e vogliano restituire qualcosa alla loro comunità. È un bel messaggio che Danilo dà ai più giovani. In generale, gli sporti di squadra danno messaggi istruttivi ed educativi. E il basket, da questo punto di vista, è per noi molto importante”.
C’è una zona di Milano su cui state puntando particolarmente per la nascita di playground nei prossimi anni?
“L’obiettivo che ci stiamo ponendo in generale è di fare interventi diffusi. A Milano, così come in tante altre città, si sta diffondendo il concetto di ‘città 15 minuti’. L’obiettivo è che ogni cittadino possa avere a una distanza ragionevolmente raggiungibile a piedi il più alto numero di servizi possibili. Ci piacerebbe che tutti i milanesi possano dire: ‘se voglio giocare a basket, ho un campo a pochi minuti a piedi di distanza da casa’. Non siamo tanto distanti da questo obiettivo. Vogliamo proseguire anche attraverso impiantistica sportiva un po’ più attrezzata e di qualità. Abbiamo parlato dello Scalo Romana, ma ad esempio nei prossimi anni anche tra Porta Vittoria e l’Orto Mercato nascerà un grande impianto sportivo”.
Una delle problematiche maggiori dei campetti è la manutenzione: ferro che si stacca, retina che si rompe, piastrella che si rimuove. I cittadini, nel concreto, come possono dare una mano al Comune sotto questo aspetto?
“La prima cosa è segnalarlo per tempo, mandando una mail al Comune o tramite l’App ‘Ghe Pensi Mi’. In questo modo riusciamo a intervenire con maggiore reattività: a volte perdiamo 15 giorni perché nessuno ci segnala che un canestro si è rotto. Altra cosa da ricordare è che quei luoghi bisogna concepirli come propri: bisogna fare in modo che non vengano utilizzati male. Se il canestro si può rompere giocando, le retine non spariscono da sole. Quegli spazi sono di tutti, e tutti dobbiamo curarli”.ì
C’è un campetto da basket, da calcio o da qualsiasi altro sport a cui è particolarmente affezionato?
“Ci siamo inventati anni fa questa modalità di campetti piccolini, ce n’è uno per ogni municipio. Sono pensati per permettere anche ai più piccoli di giocare: ci sono le porticine, il sintetico… io ne ho uno dietro casa mia in Piazzale Bacone, e ogni volta che esco vedo dei bambini che ci giocano. È una cosa che mi rende particolarmente felice, anche perché un paio di mesi fa mi è nato un bambino e penso a quando ci potrò andare con lui”.
[Photo by: Comune di Milano]