Protagonista indiscusso nella storia dell’Olimpia Milano, era lui a sedere sulla panchina biancorossa quando 29 anni fa l’Olimpia disputo le sue ultime Final Four. Adesso Mike D’Antoni è assistant coach di Steve Nash ai Brooklyn Nets di Durant, Harden ed Irving, ma il suo legame con l’Olimpia e l’Italia è ancora molto forte.
Intervistato da Vincenzo di Schiavi e Davide Chinellato per La Gazzetta Dello Sport, ecco un estratto delle sue parole.
Coach, la sua Olimpia le ha già fatto il regalo di compleanno. “Sono molto felice per questo risultato. Complimenti alla proprietà, a Ettore Messina e a tutti i suoi uomini”.
Alle ultime Final Four di Milano, nel 1992, il coach era lei. “Non giocammo benissimo ma fu una bella esperienza. Scoprii Sasha Djordjevic, che ci batté e poi venne da noi”.
Ettore Messina l’ha anche affrontato in una Final Four. “Sì, era il 2002, io con Treviso e lui con la Virtus Bologna. Ma giocava in casa lui, normale abbia vinto. Scherzi a parte, Ettore è un grande allenatore, molto dedicato alla sua professione. Merita questa Final Four e tutto quello che ha fatto nella sua carriera”.
La sua di carriera in Italia è durata 21 anni: se l’aspettava? “Non pensavo sarei rimasto tanto. Io e mia moglie parliamo spesso della fortuna che abbiamo avuto: l’Italia, ma anche l’Olimpia dove abbiamo trovato una grande società, grandi compagni di squadra, grandi tifosi. Esperienza perfetta”.
Il Coach cosa è stato per lei? “Un grande uomo, un grande allenatore fondamentale per il successo che ho avuto in Italia. Non potrò mai ringraziarlo abbastanza, è la base anche per quello che ho fatto dopo”.
La gioia più grande? “Se proprio devo scegliere, il primo scudetto e la prima Coppa dei Campioni: speciali”.
Tornerebbe in Italia? “Non dico no a priori. Sarebbe bello tornare a vivere lì.Credo sarà difficile, ma..”.