Intervistato da Daniele Dallera per il Corriere della Sera, Danilo Gallinari ha raccontato le emozioni di una stagione da ricordare, che l’ha visto arrivare prima alla finale della Eastern Conference con i suoi Atlanta Hawks e poi a un passo dalla semifinale Olimpica con la maglia dell’Italbasket.
Un estratto delle sue parole.
“L’Olimpiade è una esperienza incredibile, che conquista, che non ti lascia. Vissuta da una squadra che l’ha resa speciale. Un sogno arrivarci, non si esaurisce realizzandolo. Tre parole semplici: è stato bello”.
Amici suoi, campioni come Belinelli e Datome, che hanno rinunciato in parte alla maglia azzurra per noie e fastidi fisici: cosa ha raccontato loro racconterà? “Una esperienza memorabile, una opportunità unica che sono convinto potranno vivere insieme, ancora, quando si ripresenterà. Questa squadra, ribadisco, il gruppo, ha un futuro. Avremo altre sfide da vivere, vincere e raccontare”.
Finita la meravigliosa stagione Nba con Atlanta, il c.t. Sacchetti l’ha convocata in azzurro. Ne ha fatto le spese Awudu Abass: vi siete parlati? “Ovvio, l’ho chiamato quando ero ad Atlanta comprendendo il suo grande dispiacere. Gli ho parlato anche dopo, ringraziandolo, perché se ero arrivato a Tokyo lo dovevo anche a lui, oltre a Sacchetti che mi ha convocato. Un colloquio sereno, ho voluto farlo di persona, era giusto che gli parlassi”.
Senta, ma Sacchetti che c.t. è? Lo descriva, ha sorpreso tutti, arrivando da una stagione difficile, era stato messo in discussione. “È diretto, trasparente, ti spiega le cose. Credo sia stato difficile anche per lui chiamare me e non convocare più Abass. Ci si può parlare tranquillamente, esprimersi, quando i risultati arrivano è merito della squadra, ma anche di chi la guida. Bravissimo a creare il gruppo, il complesso, la squadra, a farci credere nel sogno”.
E l’emozione di giocare da più di un decennio nella Nba? Cosa vuol dire essere una star nel campionato più prestigioso del basket mondiale? “Significa giocare e competere contro i giocatori più forti a livello internazionale. È una sfida che si rinnova giorno per giorno, anno per anno. A livello personale, pensare che ci gioco da 13 stagioni, quando la media è sui 5 anni, beh, è una soddisfazione”.
Una stagione fantastica quella passata con Atlanta? “Abbiamo scioccato la Nba, siamo stati la sorpresa, arrivando vicini al titolo”.
Conquisterà mai lo scudetto Nba, il mitico anello? “Io ci credo, è la mia sfida, è chiaro che è sempre più difficile”.
Senta, ma ci pensa che in Europa avrebbe già vinto scudetti, coppe, avrebbe la bacheca pieni di trofei? “Ci penso sì, però mai un pentimento. Certo, mi viene in mente lamia Milano, l’Olimpia, guardo i trofei di
papà Vittorio, immagino quanto avrei vinto in Italia e in Europa con la squadra che amo: è anche questo un sogno…”.
Quindi prima o poi la rivedremo a Milano? “Sarebbe la chiusura prestigiosa di un percorso, di una carriera. Ma adesso non è il momento”.