Danilo Gallinari rivive la sua esperienza olimpica e racconta i momenti più importanti della sua vita cestistica.
Intervistato da Mario Frongia per La Repubblica, un estratto delle sue dichiarazioni.
Ripassiamo da Tokyo. La convocazione azzurra era scontata? “Sentivo che si sarebbero qualificati battendo la Serbia. Una settimana dopo Sacchetti mi ha chiamato, avevo appena finito di giocare, venivo dal ko in gara 6. Mi si è accesa la luce: le Olimpiadi, anche senza pubblico, sono incredibili e memorabili. In palestra hai al fianco il numero uno al mondo di judo, martello o boxe e il più forte pallavolista del pianeta. Vedi fare esercizi che neppure immagini, trovi atleti strepitosi visti solo in tv. Passeggi e trovi Jacobs, che conosco e seguivo, Greg Paltrinieri e Federica Pellegrini, leggende del nuoto».
Parigi 2024, sente un tintinnio? “Vedremo. Avrò 36 anni, se mi chiamano sarò lì per dare il massimo. Magari per la rivincita con i francesi”.
Cosa le lasciano le Olimpiadi? “Un’esperienza unica con ragazzi speciali, in campo e fuori. Al villaggio eravamo divisi in sei per camerata. Con me c’erano Pajola e Tonut, forti e gran personaggi. Questo gruppo ai giochi di Parigi potrà fare la storia”.
Quali gare rigiocherebbe? “Gara 7 con Denver contro i Lakers di Kobe Bryant, Blake e Gasol. Ho giocato bene sei partite, quella l’ho tappata. Poi, ripenso alla sconfitta con l’Italia a Torino. Ci giocavamo le qualificazioni per Rio contro la Croazia. Sono uscito per falli, ricordo un arbitraggio strano. E i quarti con la Lituania per l’Europeo 2015”.
Viceversa, quali le migliori in archivio? “Tante, per fortuna. Penso alle partite con Philadelfia e Milwaukee. Sono soddisfatto per come ho chiuso l’annata. Da 8,5 in pagella”.
In Nba qual è stato il momento più difficile? “Forse, i fischi al Madison Square Garden a New York. Scelta dei Knicks, avevo diciannove anni. Ma ho capovolto l’amarezza: è stata la motivazione che mi ha spinto a dare tutto me stesso. Sono orgoglioso dei miei tredici anni in America, record per un italiano, e dei sette a Denver”.
Magari chiude a Milano con l’Olimpia? “Sarebbe perfetto. Ma devono esserci le gambe. La testa ti fa pensare che puoi fare tutto, poi il corpo dice altro. Vedremo”.