Finalmente, a cavallo tra luglio e agosto, ci siamo potuti godere le tanto attese Olimpiadi di Tokyo 2020 (o meglio 2021). Un evento caratterizzato da incertezza e, per certi versi, anche paura che speriamo esser stato un caso più unico che raro nella storia della manifestazione sportiva per eccellenza.
Per quanto riguarda il basket femminile, le cui competizioni non godono di chissà che copertura mediatica, sono due gli eventi da segnalare: la competizione 5vs5 e la neo inserita disciplina olimpica del 3vs3.
5vs5
Per la più classica delle competizioni abbiamo visto scendere in campo dodici formazioni, le quali si sono date battaglia e hanno regalato uno spettacolo senza esclusione di colpi.
Quattro le squadre del continente europeo:
- Belgio: alla loro prima apparizione ai giochi, le Belgian Cats non sfigurano sul parquet più importante di questo sport e arrivano ai quarti di finale dove cedono alla squadra nipponica.
- Francia: equipe dalla forte presenza in campo quella francese, anche grazie ad elementi di alto valore tecnico come Gabby Williams (ala grande delle Los Angeles Sparks); le nostre vicine d’oltralpe, però, cadono vittime della corazzata giapponese in semifinale, salvo poi prendersi una piccola rivincita contro la Serbia nella finale per il bronzo che le porterà sul gradino più basso del podio.
- Spagna: un’altra nazionale che può vantare nomi illustri nel panorama del basket continentale, alla quale tuttavia non sono bastati pezzi grossi del calibro Laia Palau (che ha annunciato il ritiro dalla nazionale dopo Tokyo 2021) e Alba Torrens per acciuffare una medaglia: le spagnole cadono infatti per mano della Francia nella semifinale, non senza aver combattuto fino all’ultimo pallone in una partita intensa e molto accattivante.
- Serbia: le regine dei Balcani hanno trovato pane per i loro denti: infatti, dopo una fase a gironi un po’ altalenante (due vittorie, contro Corea del Sud e Canada, e una sconfitta, contro la Spagna), le serbe affrontano la Cina con determinazione e carattere, guadagnandosi la semifinale. Arrivate a questo appuntamento, però, si trovano a fronteggiare un’agguerrito team USA che non ha nessuna intenzione di sbagliare neanche un colpo. Si conclude con un po’ di amaro in bocca l’esperienza olimpica delle ragazze di coach Malijkovic, le quali si vedono portare via la medaglia di bronzo dalle francesi di coach Garnier.
Unica squadra del continente africano, la Nigeria, alla sua seconda partecipazione olimpica, lascia anima e cuore sul parquet, ma raggiunge solo l’undicesimo posto. Un grande plauso a queste ragazze che hanno messo in campo un solido gioco di squadra e tanta determinazione, nonostante fossero la squadra più giovane del torneo.
Per il continente asiatico, invece, abbiamo tre rappresentati: Cina, Corea del Sud e Giappone.
Le padrone di casa si sono rivelate la vera sorpresa di questa manifestazione: con un’altezza media di squadra che supera di poco il metro e settanta, la corazzata nipponica si è fatta strada tra le grandi potenze del basket mondiale e ha dimostrato di meritarsi un posto al tavolo dei vincitori, arrivando infatti ad un passo dalla medaglia più preziosa (solo Team USA è stato in grado di fermarle). La regista della nazionale del sol levante è Rui Machida, play di 162 cm, che in semifinale ha smazzato ben diciotto assist, affossando la nazionale francese e guadagnandosi la finale.
La squadra australiana è invece arrivata a Tokyo come unica rappresentativa oceanica e si è dovuta scontrare contro la corazzata cinese e il Belgio per rimediare uno spot nei quarti di finale. Ripescata come migliore terza insieme alla Francia, le aussies si trovano davanti un Team USA che sbarra il loro percorso nel cammino olimpico, mettendo fine al sogno di una medaglia.
Per ultime, ma no per importanza, abbiamo le rappresentative del continente americano: Porto Rico, Canada e Stati Uniti.
Inutile dire che Team USA è stato padrone assoluto: sull’onda di un grande entusiasmo accompagnato da numerose e ricorrenti critiche, la nazionale di coach Dawn Staley (tre volte medaglia d’oro olimpica come giocatrice degli Stati Uniti nel 1996, 2000 e 2004, e assistant coach nella squadra americana che vinse l’oro a Rio 2016) si era affacciata a questa Olimpiade con l’obbiettivo di portare a casa il settimo oro consecutivo, indubbiamente un record storico. Guidate dalle veterane Diana Taurasi e Sue Bird, entrambe giunte alla loro quinta presenza olimpica, le ragazze a stelle e strisce proseguono senza intoppi fino alla finale, dove la squadra di casa gli da un bel po’ di filo da torcere, senza però riuscire nell’impresa. L’8 Agosto 2021, per la settima volta in altrettante edizioni dei giochi, è così lo Star Spangled Banner a risuonare in una Saitama Super Arena spoglia di tifosi ma piena di emozioni.
Per Bird e Taurasi si tratta della quinta medaglia d’oro: mai nessun altro/a atleta di uno sport di squadra ne ha avute altrettante. E’ l’ennesimo record per queste leggende.
3vs3
Il basket 3vs3 è una delle specialità che hanno debuttato in questa Olimpiade. Si tratta di uno stile di gioco diverso da quello della competizione classica, con un ritmo molto più alto e regole adattate per favorirne la rapidità. Si gioca su metà campo e le squadre sono composte massimo da quattro giocatrici, tre in campo e una riserva che può fare i cambi al volo senza bisogno di interrompere il cronometro. Le partite durano dieci minuti ininterrotti e la squadra vincente è quella che arriva prima a 21 punti oppure che, allo scadere del tempo, si trova in vantaggio. Quando si recupera possesso dalle avversarie è fondamentale uscire dalla linea dei tre punti prima di poter attaccare di nuovo. Insomma, si tratta più o meno delle classiche regole degli eventi 3vs3.
Per questa disciplina si sono qualificate otto squadre:
- Comitato olimpico della Russia
- Cina
- Mongolia
- Romania
- Francia
- Giappone
- Stati Uniti
- Italia
Le contendenti si sono affrontate con una formula di tutti contro tutti nel girone iniziale, andando a creare – in base ai risultati di ognuna nelle sette partite disputate – una classifica 1°-8° posto che ha definito gli scontri dei quarti di finale (1° vs 8°, 2° vs 7°, ecc…).
Le nostre ragazze, dopo una straordinaria qualificazione sul filo del rasoio, hanno fatto un percorso un po’ altalenante, districandosi tra vittorie e sconfitte (reduci dalla perdita di Sara Madera che non ha potuto partecipare per questioni burocratiche). Classificate come seste alla fine della fase a gironi, si sono trovate ad affrontare la squadra cinese: la tenacia delle azzurre non è bastata, con le avversarie che hanno la meglio per 19-13 allo spirare del cronometro, accedendo così alla semifinale (la Cina proseguirà il suo percorso olimpico arrivando a vincere la finale per il bronzo contro la Francia).
Rimane una qualificazione storica, quella di Tokyo 2020, per il movimento femminile italiano, che non appariva nella manifestazione a cinque cerchi da Atlanta 1996. Non ci resta quindi che ringraziare alla nostra rappresentativa, composta da Rae Lin D’Alie, Chiara Consolini, Giulia Rulli e Marcella Filippi.
Inutile dire che anche in questa specialità è stata la squadra americana ad imporsi senza grandi problemi fin dai primi minuti giocati. Un percorso quasi impeccabile per Team USA, che inciampa solo contro le padrone di casa nella fase a gironi, riuscendo tuttavia a mantenere salda la testa della classifica. La nazionale a stelle e strisce si porta a casa il primo oro olimpico nella storia di questa disciplina, facendo di fatto l’en plein a livello cestistico.
La squadra è stata composta da Kelsey Plum (Las Vegas Aces), Stephanie Dolson (Chicago Sky), Allisha Gray (Dallas Wings) e Jackie Young (Las Vegas Aces; la quale ha sostituito all’ultimo Katie Lou Samuelson che non è potuta partire per Tokyo a causa di un tampone positivo).
Articolo a cura di Elena Orvieto