Gianmarco Pozzecco racconta la genesi della sua scelta di accettare il ruolo di vice allenatore all’Ax Armani Exchange Olimpia Milano al fianco di coach Ettore Messina.
Intervistato da Vincenzo Di Schiavi per La Gazzetta dello Sport, un estratto elle sue dichiarazioni.
Pozzecco, si diceva: perché? “Dal mio punto divista è una scelta talmente ovvia che la domanda suona quasi retorica. Ho 49 anni, non sono giovane, ma mi reputo un allenatore giovane. Ho già fatto il vice di Mrsic al Cedevita Zagabria, rifarlo con Ettore Messina è un’occasione che non potevo perdere. Appaga la mia sete di conoscenza, consolida la mia didattica, stimola mia curiosità. Al termine di questo percorso sarò un allenatore migliore”.
Di chi è stata l’idea? “Del mio agente Virginio Bernardi. Un giorno mi chiama e mi fa: “Faresti il vice di Messina?”. E io: “Virginio, sai già la risposta: se c’è la possibilità di fare il vice a un grande allenatore, sono pronto”. L’idea ha incuriosito Ettore che mi ha chiamato. Ero a Formentera, lui a Milano e gli ho detto: “Dovessi prendere in considerazione l’ipotesi, salgo sull’aereo e vengo a Milano”. Meglio parlarsi guardandosi in faccia. Ed eccomi qui. A fare il vice con umiltà, partecipazione ed entusiasmo, sapendo che rimango un semplice assistente. Il mio ruolo è quello di infermiere che, in alcuni casi, agisce a fianco del Primario”.
Messina ha spiegato: “Ho scelto Pozzecco perché siamo diversi”. “La diversità nasce dai nostri background. La mia visione è legata alla carriera da giocatore, la sua è quella di chi è nato allenatore. Ettore ha pensato che fosse utile avere una fonte alternativa. Mettersi dietro un capo allenatore è una mossa che nessuno fa. È Messina anche perché compie scelte di questo genere”.
Secondo lei invece perché siete diversi? “Ne abbiamo parlato la prima volta che sono entrato qui. Io odio perdere, ma non sono un vincente nato. Lui lo è. Significa che ha necessità di vincere, tutta la sua carriera è stata condizionata da questo imperativo, ha sempre e solo allenato squadre molto forti che non potevano perdere”.
Davvero non le manca il ruolo di capo coach? “Me lo ha chiesto anche Ettore e la risposta è no. Mi appagava allenare Spissu, Bilan e Stefano Gentile, come ora vedere Messina soddisfatto o assorbire il lavoro di Mario Fioretti, anche perché non avevo mai visto una cosa del genere. Sono completamente coinvolto in quello che sto facendo”.
Potrebbe, un giorno, essere l’erede di Messina. “Non l’ho mai preso in considerazione nemmeno per un secondo. Mi sembra irrispettoso anche solo pensarlo”.