Una Milano a trazione… difensiva. Un’Armani che batte il CSKA sfruttando il vantaggio di non dover preoccuparsi dei centimetri di Milutinov, il centrone infortunatosi dopo neanche 2 minuti di partita.
Quello che è piaciuto maggiormente nel vernissage milanese, è l’unitarietà d’intenti, la coesione di squadra che sublima il moto perpetuo difensivo; non è un caso che i dominatori nella metà campo di fatica sono stati “gregarioni di lusso” come Pippo Ricci e Nick Melli, oltre all’intramontabile Kyle Hines. Quest’ultimo è un soggetto da studiare al microscopio, migliora la qualità della sua pallacanestro di anno in anno, i cromosomi intrecciati di intelligenza cestistica e controllo del corpo lo portano ad eseguire tutto con una naturalezza imbarazzante; il passaggio “filtrante” a Rodriguez è quanto di più bello si possa vedere su un campo da basket.
Altra interessante chiave è che la squadra allenata da Messina ha saputo rimodellarsi in corso d’opera, vedendo che ancora gli ingranaggi offensivi faticavano a dare i frutti, sempre ancora troppo ancorati ad isolamenti per Shields e Rodriguez. Non solo, spostare il focus sulla fase difensiva ha aperto uno scenario che vedremo spesso materializzato in chiave meneghina, cioè l’esigenza di disturbare i piani d’area offensivi delle avversarie partendo da render complessi i rifornimenti ai lunghi. Al momento della ricezione poi, l’area deve diventare una tonnara, con mani addosso e “aiuti” difensivi puntuali e ruvidi.
Vincere aiuta a vincere, in attesa di riavere nel gruppo un terminale fondamentale come Troy Daniels, di avere al meglio Malcolm Delaney e Devon Hall (su Jerian Grant ho forti perplessità che possa inserirsi nel contesto milanese), l’Armani di gode un successo corroborante. Cosa non trascurabile di questi tempi, chiedere delucidazioni all’Efes Campione d’Europa…
Raffaele Baldini