Intervistato da Luca Bortolotti per La Repubblica Bologna, l’ex allenatore della Fortitudo Bologna Marco Calamai ha espresso le sue perplessità e preoccupazioni sulla stagione della Effe.
Un estratto delle sue dichiarazioni.
“Senza americani capaci di far la differenza o avversari materasso è un anno pericolosissimo per la Fortitudo, salvarsi sarà un temo al lotto. Ci sono errori, ma anche critiche ingenerose verso il club. Ora occhio al calendario: a Trento è meno dura che a Tortona, ma se si sbaglia in casa con Trieste un piede è nella fossa”.
Calamai, finora più bassi che alti, che prospettive ha la Fortitudo? “Il livello della squadra è questo, sarà una lotta salvezza dura. Il gruppo di italiani è buono: Aradori viene criticato ma ancora è uno che le vince da solo, Procida è una grande scelta, ha fìsico straordinario, mentalità e lo metto alla pari dei Pajola, Mannion, Spagnolo: deve giocare di più. Ma gli stranieri sono modesti. Senza squadre che falliscano e due neopromosse fuori da quella contesa, la lotta salvezza si restringe a chi non ha un Usa di livello che ogni tanto da solo ti regali due punti, come capitava a Banks pur in una brutta stagione. Ora Groselle non marca, non salta, non fa i liberi; Gudmundsson avrà anche lo spirito da fortitudino ma qui in Italia non può stare. Sono due stranieri regalati agli avversari. Gli altri sono discreti, ma non risolvono le partite: Durham fa girare la squadra ma è da 6; Benzing in difesa lo paghi molto, Ashley è un po’ leggero. Così si rischia. Gli errori dell’anno scorso li avrebbero fatti in tanti: Happ e Banks chi non li avrebbe presi? Ma finisce si sbaglino sempre gli americani, e se non puoi spendere tanto devi scegliere bene”.
Tra Repesa e gli uomini mercato dove s’è generato il cortocircuito, allora? È un mistero per me, Repesa s’è sempre presentato come uno che s’impone, che fa pesare la sua parola. Voleva Procida ed è stato accontentato, poi forse s’è fidato, ma se ha chiesto giocatori e gliene hanno presi altri allora doveva lasciare ad agosto. Brutto quel finale, non si va via così. Ma le cose che nascono male finiscono peggio: era stato quasi preso l’anno prima, poi ha preferito Pesaro forse per soldi o perché non si fidava; e invece viene una stagione dopo con situazione non cambiata e squadra più scarsa. Strano, una partenza così era ad alto rischio”.