Intervistato da Andrea Tosi per La Gazzetta dello Sport Achille Polonara, avversario questa sera dell’Olimpia in maglia Fener, racconta la sua scelta di lasciare l’Italia negli anni scorsi e la sua stagione alla corte di coach Djordjevic. Un pensiero anche sul futuro di Paolo Banchero in azzurro.
Un estratto dell’intervista.
Polonara, dopo tre finali scudetto perse di un soffio (due con Reggio e una con Sassari), è dovuto emigrare all’estero per vincere e farsi apprezzare. Come lo spiega? “È stata una scelta mia, con Sassari avevo rinnovato per altri due anni quando nell’estate mi è arrivata l’offerta di Vitoria. Non smetterò mai di ringraziare il presidente Sardara e coach Pozzecco per avermi concesso di sfruttare l’occasione della carriera. In Spagna e qui a Istanbul ho trovato lamia “comfort zone”, cioè organizzazioni di alto livello che mi hanno permesso di esprimermi al meglio”.
In Serie A non si sentiva comodo? “La teoria che nel campionato italiano gli italiani sono comodi non mi appartiene. Al contrario, credo che la maggior parte non siano valorizzati. Per molti dirigenti è più facile e più sicuro puntare sugli stranieri fatti e finiti anziché investire su qualche ragazzo cresciuto nel club”.
Coach Djordjevic la chiama AKiller. Tocca a lei “uccidere” le partite? “Mi piace questo soprannome.
Non sono però un “buzzer beater”, il giocatore che segna il canestro decisivo sulla sirena. Ma ho giocato bene diversi finali caldi in passato. E qualcuno anche ultimamente. Da quando Sasha mi chiama così porta bene”.
Stasera contro Milano è un esame per entrambe? “Soprattutto per noi che abbiamo bisogno di una vittoria esterna pesante per entrare definitivamente nella zona playoff. Loro sono forti ma noi stiamo molto bene. Sarà una partita molto combattuta”.
Lei è anche un pilastro della Nazionale. Come vede il nome nuovo Banchero? È un suo possibile rivale nel ruolo? Non seguo la Nba e tantomeno il college. Da quando è nata mia figlia guardo poco la tv. Non ho mai visto giocare Banchero, leggo che tutti ne parlano bene. Se potrà venire in azzurro per aiutarci a vincere le partite lo accoglieremo a braccia aperte. Non devo difendere il ruolo da titolare mi basta essere nei 12. Il mio orgoglio più grande”.