Tortona esaltante, punto. Tanti meriti come sempre vanno al condottiero, coach Marco Ramondino. Scrivo queste righe prima della finale odierna, perché il giudizio prescinde dal risultato contro Milano.
Marco Ramondino oggi è sicuramente fra i primi cinque allenatori italiani (o forse tre?). Da troppo tempo vedo le sue squadre e mi inebrio per quante cose si possono vedere sotto l’egida dell’irpino. Stimmate da allenatore rustico/ruspante e molto territoriale, un Carletto Mazzone del basket per capirci. Uomini che con gli accenti forti della propria terra sanno mandare ai propri giocatori in modo credibile, fisico. Senti un time out di Ramondino ed è un mix fra un meridionale trapiantato a New York negli anni ’60 che spiega la storia da commerciante emigrato e Totò e Peppino a Milano; dialetto avellinese mischiato all’inglese, con una gestualità inequivocabile. “Sí capac è fà sul? O t serv à badante?” (Sei capace di farcela da solo? O ti serve la badante?) rivolto all’uomo da Lakeville P.J. Macura…serve altro?
C’è tantissima psicologia nel lavoro di Ramondino, e proprio P.J. Macura ne è un fulgido esempio. Ad un certo punto dell’anno, l’anarchico esterno del Minnesota sembrava un corpo estraneo pronto all’espulsione. Coach Ramondino ha ribaltato l’assioma secondo cui una “testa matta” debba essere esclusa per il bene del gruppo; l’ha messo al centro dell’attacco piemontese, l’ha coinvolto, gli ha fatto capire quanto fosse importante per il gruppo. La Bertram ritrova un terminale esiziale che deflagra le difese di Trieste e Bologna.
C’è tanto lavoro in palestra. Tortona muove mirabilmente tutti gli effettivi sul parquet, una “Doug Moe offense” (storica quella di Denver degli anni ’80) portata nel nuovo millennio. in un moto perpetuo dal “timing” preciso e con la giusta attenzione ai particolari; sistema dispendioso sicuro, ma efficace per mandare in corto circuito anche le difese più attente.
C’è considerazione nei propri giocatori: Jalen Cannon in serie A, oltre che controllato venti volte ad ogni aeroporto, sarebbe un mestierante per innalzare il livello degli allenamenti e nulla più. Invece sotto l’egida di Ramondino è una clamorosa arma impropria: ruvido, fisico e un opportunista offensivo come pochi; imbarazzare i lunghi della Virtus Bologna non è cosa da poco.
A prescindere da come andrà la finale, siamo di fronte all’ennesimo capolavoro del coach irpino. Come sempre, con gli occhiali appannati, una camicia che fatica a stare nei pantaloni, un atteggiamento sempre positivo verso arbitri e in generale verso la pallacanestro. Leggero, convinto, vincente.
Raffaele Baldini