Intervistato da Andrea Tosi per La Gazzetta dello Sport, l’ad della Openjobmetis Varese Luis Scola illustra il suo progetto per il futuro della Pallacanestro Varese.
Un estratto delle sue dichiarazioni.
Parliamo del progetto Scola. “C’è un patto interno tra me e la Pallacanestro Varese che mi consente di acquisire quote societarie in un certo periodo di tempo. Intanto io e i miei collaboratori abbiamo impostato il lavoro. C’è tanto da fare, le 7 vittorie nelle ultime 9 partite non devono ingannare e prescindono dal progetto. Sono risultati positivi ma potevano uscire anche 3-4 sconfitte. Qualche volta ci è andata bene”.
Si parla di un impegno quinquennale. Conferma? “Ribadisco: c’è un patto interno, e non intendo divulgarlo. Però è vero che per sviluppare il progetto che abbiamo intesta occorre un orizzonte a lungo termine”.
Quali sono i princìpi? “Sviluppo del settore giovanile e del prodotto basket in un sistema ecosostenibile. Dobbiamo vendere canestri e rimbalzi. E dobbiamo farlo bene. Senza proclami: non dirò mai che il mio obiettivo è lo scudetto o l’Europa. E so bene che questo club ha fatto la storia. Ma parliamo di 40 anni fa. I tempi sono cambiati. Sedevo guardare al passato, dico che un obiettivo è riproporre Varese come una destinazione finale di giocatori importanti. Oggi è una tappa di passaggio per giocatori che vogliono
crescere per poi andare a Milano o al Real. Sarebbe bello che Varese tornasse a essere il traguardo come succedeva ai tempi d’oro”.
Qual è la strategia? “Non cerchiamo un mecenate che metta 5 milioni a stagione per prendere Rodriguez o Teodosic. Non funzionerebbe nella nostra comunità. Le risorse devono uscire da come vendiamo il prodotto e come valorizziamo i giocatori dentro a un programma di crescita continua. Il nostro motto è “win the day”, vinci ogni giorno, nel senso di migliorare quotidianamente la squadra attraverso il lavoro e le idee. Poi per vincere ci vuole talento che puoi ottenere in due modi: pagarlo tanto, e noi non possiamo, oppure produrlo in casa puntando su giocatori sconosciuti o del vivaio che domani possono diventare campioni. È la nostra strada”.