Intervistato da Massimo Selleri per Il Resto del Carlino Bo, Pietro Aradori, top scorer con 27 punti della sfida contro la Vanoli, parla delle speranze salvezza della Fortitudo e del suo rapporto con i tifosi della Effe.
Un estratto dell’intervista.
“Se il mio tabellino dice che sono stato quello con la mano più calda, è altrettanto vero che è stata una vittoria di squadra. Ci siamo compattati e alla fine abbiamo conquistato i due punti. Questa è l’unica cosa che vale veramente”.
Si sente il leader di questa squadra? “No, e non lo dico per falsa modestia, ma perché questo è un ruolo che viene riconosciuto dai compagni. Sono uno dei più esperti e ci sta che abbia qualche responsabilità in più: per salvarsi, però, c’è bisogno di tutti. Ognuno di noi è importante, anche il giovane che ti aiuta a tenere alto il livello dell’allenamento”.
Intanto dalla Fossa dei Leoni è arrivato il primo riconoscimento. Dopo tre stagioni con la maglia della Effe c’è un coro dedicato a lei. Contento? “Felicissimo. Quando l’ho sentito a Sassari mi si è aperto il cuore e mi sono detto: ‘finalmente’. C’è da dire che me lo sono dovuto sudare parecchio, ma se è arrivato significa che hanno capito che ho sempre giocato al meglio delle mie possibilità”.
La Fortitudo si salverà? “Io ci credo, anzi noi ci crediamo. Dobbiamo giocare 6 finali a partire di quella di domenica a Venezia e dobbiamo vincerne almeno 3 se non addirittura 4. Questo significa che dobbiamo
avere un rendimento superiore a quello che abbiamo avuto durante il campionato. In pratica dobbiamo vincere la metà delle gare che fino a qui abbiamo vinto. Sicuramente non è facile ma la squadra ha dimostrato di avere molto carattere e di vincere anche in situazioni non facili come quella di Treviso o di Trieste”.
Lei è un giocatore che divide. Si passa da chi la critica in modo feroce a chi la esalta. I giudizi negativi le danno fastidio? “No, anche se sono una persona che ascolta molto il parere altrui. Non si può piacere tutti e ci sarà sempre chi è pronto a farti un appunto. Io cerco di essere quello che sono, un giocatore che prova sempre di fare del suo meglio. La Fortitudo è una scelta di vita, sono qui da tre stagioni e mi fa piacere che il popolo dell’Aquila lo stia capendo. Purtroppo l’anno scorso non abbiamo avuto il pubblico nei palazzetti e capisco che dalla televisione certe cose non si percepiscano”.