Intervistato da Serena Spinazzi Lucchesi per il Corriere del Veneto – Ve, il grande protagonista della vittoria contro Treviso, Jeff Brooks, racconta la sua stagione in maglia orogranata e il modo in cui la squadra ha svoltato in un’annata più difficile del previsto.
Un estratto delle sue dichiarazioni.
Jeff, come è cambiato il tuo ruolo in campo rispetto agli ultimi anni? “Qui ho spazio e responsabilità. E ho un ruolo diverso: gioco in post basso, produco per gli altri, gioco i mismatch… Ho opportunità diverse con più responsabilità. Adoro giocare con questo coach, con lo staff e i compagni. Walter alimenta il mio fuoco e mi ha spronato ad essere un leader in campo, anche “vocale”: ora urlo e incito tutti… Sono grato alla Reyer di avermi dato questa opportunità”.
Nove vittorie nelle ultime dieci giornate, dopo un inizio stagione difficoltoso. Quando la svolta? “Dopo la sconfitta di Varese le cose sono andate meglio perché abbiamo continuato a lavorare in palestra con voglia di competere. Non abbiamo mollato e non abbiamo smesso di cercare di avere successo come squadra. Ogni giorno lo abbiamo affrontato col sorriso, con la volontà di migliorare. Non siamo giocatori che trovano scuse o attendono che qualcuno cambi le cose: è stato uno sforzo di squadra. Con molte personalità diverse e ci abbiamo messo tanto a trovare un equilibrio”.
Come siete riusciti a reagire e a risalire? “Abbiamo imparato da tutte le sconfitte, soprattutto da quelle in cui ci siamo fatti rimontare, penso a Bursaspor, Sassari e Ulm. Ci sono state partite in cui non siamo stati quelli che siamo veramente: noi non vogliamo essere quelli con poca energia o quelli che non sono uniti. Vogliamo scendere sempre sul parquet per competere e per vincere partite. L’ultimo mese abbiamo sempre giocato duro e di squadra, indipendentemente dal risultato”.
Le assenze hanno pesato, eppure siete riusciti a trovare vittorie fondamentali anche quando mancavano giocatori importanti. “Tutto ciò di cui abbiamo bisogno è di giocatori motivati allo stesso modo, indipendentemente da chi gioca o meno. È importante l’idea che si ha in campo. Conta l’idea
globale, non chi ci sia o meno. Tutti devono essere sul pezzo indipendente dai diversi minutaggi e da chi si prende i tiri. E tutti devono sacrificarsi per i propri compagni. Contano la squadra e il risultato finale, non i singoli”.