Il momento del Draft NBA si avvicina inesorabilmente, con l’evento che andrà in scena a partire dalle 2:00 di questa notte.
Le squadre in possesso delle prime chiamate sono nel bel mezzo del processo decisionale per individuare il profilo giusto per iniziare la risalita verso la NBA che conta. In particolare, grande attenzione è rivolta alla scelta di Orlando, titolare delle prima chiamata assoluta.
Chi sceglieranno i Magic?
Bel dilemma, considerando che tre nomi sembrano equivalersi: Jabari Smith Jr, Chet Holmgren, Paolo Banchero.
Per scoprirne alcuni segreti, ci affidiamo a Coach Eric Musselman, allenatore di Arkansas che quest’anno ha avuto il “piacere” di affrontare i tre come avversari.
“Per ognuno dei tre posso trovare una valida ragione per spendere una delle prime tre chiamate. L’aspetto più incredibile di tutti e tre, è cosa riescono a fare alla loro età con quel fisico”.
Partiamo allora alla scoperta dei migliori tre prospetti del Draft, accompagnati da un Virgilio d’eccezione.
“Smith è così unico per la capacità di segnare da distanze ragguardevoli, ma soprattutto perché la sua altezza gli permette di tirare ‘sopra’ i difensori. Non ci sono molti giocatori di quell’altezza che corrono e prendono triple in transizione con così tanta naturalezza. Assomiglia un po’ a Klay Thompson per come riesce a tirare senza bisogno di palleggiare molto. Il nostro piano partita prevedeva di accerchiarlo ed escludergli la partenza verso sinistra, perché è virtualmente immancabile se è libero di fare due palleggi in quella direzione e alzarsi in sospensione”.
Per Musselman, però, il giocatore più difficile da arginare è Banchero, al momento previsto come terza selezione al Draft.
“Per Banchero non abbiamo trovato risposte. Non siamo riusciti a limitarlo in nessun modo, sebbene avessimo preparato la partita su di lui. Quando Duke aveva bisogno di canestro, la palla finiva nelle sue mani. Sa segnare da tre – e continuerà a migliorare negli anni -, ha un eccellente mid-range, sa guardarsi i tiri liberi, ha in arsenale l’arresto e tiro, il “fade away”. Penso che potrebbe essere anche più atletico di Smith”.
Ultimo a passare dall’esame di Musselman è Holmgren, per tutti il secondo uomo del Draft.
“Ha dei margini di miglioramento enormi con quella ‘lunghezza’ (altezza e braccia lunghe, ndr), tiro e abilità nel passaggio. Davvero intrigante. Il nostro piano partita prevedeva di essere il più fisici possibile, sia sul perimetro – per evitargli ogni possibilità dal palleggio – che in post basso”.
Musselman pone proprio attenzione sulla gracilità del prodotto di Gonzaga, il suo più grande punto interrogativo in vista della sua carriera NBA.
Il coach di Arkansas, poi, ci regala anche una chiave di lettura interessante per inquadrare le scelte di altissima Lotteria al Draft: “È molto semplice, un giocatore deve possedere una ‘super skill’ che lo separi dal resto dei prospetti. Se non ne ha, allora sarà solo un giocatore di rotazione. Poi sta ai giocatori arrivare a completare il loro potenziale, perché quello che deciderà il loro futuro non è il talento, ma l’etica del lavoro per sviluppare le doti di cui dispongono già”.
Quindi, chi sarà il primo dei tre a essere chiamato? Chi avrà la carriera più scintillante?
Per il primo interrogativo basta aspettare qualche ora, per il secondo, quello davvero importante, qualche anno in più…
Articolo a cura di Lorenzo Cipriani