Domenica sarà una giornata storica per il basket reggiano: dopo diversi anni, infatti, la Unahotels Reggio Emilia tornerà a giocare una gara casalinga, nella sua vera casa. E per celebrare l’evento, sarà presente la squadra della storica promozione in A2 di quel 16 maggio 1982 ormai rimasto nei ricordi dei tifosi. Francesco Pioppi de Il Resto del Carlino Reggio Emilia ha intervistato uno dei protagonisti di quella stagione, Piero Montecchi. Di seguito un estratto delle sue parole.
Montecchi, come sta?
“Bene, vivo sempre a Miami, ma ogni tanto si fa sentire quella che io definisco l’allegra malinconia di casa. Ero tornato per la prima volta a giugno dopo più di tre anni e sono di nuovo qui in questi giorni, Reggio adesso è più moderna, ma in fondo è sempre la stessa che ho lasciato per la prima volta nel 1987 e per me è proprio quello il bello”.
Ha visto all’opera la nuova Unahotels?
“Ho visto un amichevole e un allenamento perché sono andato a salutare il mio amico Max Menetti che sono sicuro farà bene perché è un super coach. Gli dico sempre che mi piacerebbe se diventasse il Jerry Sloan di Reggio (tecnico per 23 anni sulla panchina dei Jazz, ndr) Prime Impressioni? Cincia è una certezza, mi piace molto Robertson perché è sempre sotto controllo e in attacco sa fare tutto è poi mi ha incuriosito Reuvers: magari non è un combattente nato, però capisce il gioco e fa quasi sempre la scelta giusta”.
Che effetto le ha fatto rivedere il PalaBigi?
“Invidia, perché finalmente giocano in un’arena. Non c’è più il controsoffitto con quei tubi, non ci sono più quelle finestrone che quando attaccavi verso il carcere avevi il sole negli occhi, insomma è bello. Unico neo sono quelle due tribunette color legno dietro ai canestri, ecco quelle si potevano togliere”
Forse con gli investimenti fatti soprattutto negli ultimi anni se ne poteva costruire uno nuovo, come avevano pianificato Landi e Dalla Salda quasi 20 anni fa.
“Alessandro ha sempre avuto una visione moderna delle cose, così come Landi. Diciamo, senza voler fare polemica, che l’impressione è che a volte la Pallacanestro Reggiana non sia stata sufficientemente considerata dalle istituzioni, mentre invece è un’eccellenza del nostro territorio al pari, per esempio, del Parmigiano Reggiano”.