Intervistato da Fabrizio Salvio per il settimanale Sportweek, Simone Fontecchio descrive le sue emozioni e i suoi obiettivi dopo l’approdo in NBA agli Utah Jazz.
Un estratto delle sue dichiarazioni.
Adesso o mai più, no? “Direi di sì. Era un’occasione da prendere al volo e che probabilmente non si sarebbe ripresentata. Sono contento che sia arrivata e che sia arrivata adesso. Sto cercando di godermela nel migliore dei modi”.
Che giocatore è oggi Simone Fontecchio? Un giocatore con la consapevolezza di se stesso, dei propri mezzi e di ciò che può fare sul campo. Ho un bagaglio Di esperienza abbastanza voluminoso: Eurolega, Olimpiade, Europeo… Questa è un’avventura nuova, ci sarà da adattarsi, ma, ripeto, ora è il momento giusto per affrontarla”.
Non c’è il rischio che l’avventura di cui parli si riveli splendida dal punto di vista umano e meno appagante sotto il profilo professionale? Insomma, non rischi di giocare troppo poco? “Qualsiasi cosa succeda, la mia crescita di giocatore non verrà arrestata. Qui ci sono le strutture per lavorare al meglio: comunque vada, ne uscirò migliore. Mail mio obiettivo è affermarmi, dimostrare che sono un giocatore da Nba, che posso stare a questo livello. È normale che, essendo nuovo di questo mondo debba passare per la trafila, partendo dietro gli altri e facendo gavetta, come succede in qualsiasi lavoro. So a cosa vado incontro e sono consapevole che ci vorrà del tempo, ma essere qui è già una vittoria”.
Cosa ti fa credere di essere un giocatore da Nba? “Il fatto che negli ultimi due anni con la Nazionale mi sono misurato contro giocatori di questa parte del mondo e ho retto l’impatto. Certo, è una pallacanestro completamente diversa da quella europea: ci vorrà parecchio lavoro, ma io davanti al lavoro non mi sono mai tirato indietro”.
Il fatto che i Jazz siano una costruzione è un vantaggio o un problema? “Il fatto che ci siano tanti giocatori nuovi può significare che ci vorrà tempo per fare gruppo, ma dall’altra parte può voler dire che ci saranno più opportunità. Io penso e spero di giocare soprattutto da “tre”, ala piccola, anche se potrà capitare di essere impiegato da “quattro”. Coach Hardy mi chiede di tirare: viste le mie caratteristiche, è una buona cosa”.