Considerati il mercato sostanzialmente nullo portato a casa dei Los Angeles Lakers e la mancanza di una trade che abbia fatto fare le valigie al nativo di Long Beach, era piuttosto ovvio che tutte le discussioni emerse durante la scorsa stagione si sarebbero prorogate anche nell’annata 2022-2023.
Guardando con pigrizia qualche partita dei gialloviola (non troppe, perché potrebbero fare male agli occhi) e analizzando i box score è assolutamente facile condurre pseudo-analisi sulle prestazioni di Russell Westbrook. Del resto, presa la squadra X e il giocatore Y che vi gioca, è una pratica che potrebbe essere svolta con chiunque. Affermo questo non perché sono pronto a giustificare l’operato sul parquet del n°0, bensì per ribadire l’ovvio: per fare considerazioni serie bisogna guardare a vari fattori.
Perché si parla di Westbrook?
Partiamo dalle basi, nel caso – remoto – qualcuno non si sia mai imbattuto in una discussione sulla point guard classe 1988. Se ci si riferisce alle ultime ore, Westbrook è sulla bocca di tutti non solo perché al secondo match stagionale, nientepopodimeno che il derby losangelino (perso dai Lakers 103 a 97), ha fatto registrare una prova balistica da 0/11 dal campo (di cui 0/6 dall’arco), ma anche perché nel post partita ha affermato di aver giocato “una gara solida” (in 27′ ha portato a casa 3 rimbalzi, 4 assist e 5 palle rubate). Se invece si vuole indagare perché Russ sia al centro dell’attenzione, in negativo, dalla scorsa stagione, il discorso è molto semplice: sta dando il peggio di sé in un sistema di gioco in cui può fare poco. E ad aggravare la sua situazione, agli occhi dei tifosi, è il fatto che lui sembra fare finta di niente.
Certo anche il fatto che sia ancora considerato una superstar e che goda di uno stipendio pari a 47 milioni di dollari (il secondo più alto della lega quest’anno, dietro solo a Stephen Curry).
Colpa di chi?
Come accade spesso, le colpe non possono essere imputate ad un solo soggetto. Westbrook ovviamente ha fatto e sta facendo la sua parte: difesa rivedibile, scelte offensive tutt’altro che efficienti, nessun miglioramento effettuato in ottica di contesto. E, come già accennato, una delle cose peggiori è che continua a far finta di nulla. Il problema principale non è comunque il giocatore, ma i Lakers. O meglio, come la franchigia losangelina ha pensato di costruire il proprio roster, ovvero senza senso.
Già l’idea di volere a tutti i costi un giocatore con le caratteristiche, e soprattutto il contratto, di Mr Triple Double è sintomo che qualcosa non va. Avere un giocatore in più che ha bisogno della palla in mano per essere utile condiziona a dir poco tutto il resto, comprese le altre due star. Con il budget rimasto è poi difficile trovare dei minimi salariali o dei giocatori di medio-basso livello che siano in grado di colmare le lacune (leggasi tiratori sul 40% dall’arco e discreti difensori). Qualcuno ha insomma ben pensato di prendere un giocatore con dei limiti evidenti e inserirlo a tutti i costi in un contesto dove questi limiti vengono amplificati, non facendo altro che renderlo un facile capro espiatorio (almeno superficiale) per gli insuccessi maturati.
Soluzioni?
Difficile capire quale sarà il futuro il Westbrook. I Lakers proveranno ancora a scambiarlo, ma è quasi impossibile pensare che ad oggi ci siano franchigie disposte a perdere qualche pedina di rilievo per ottenere un giocatore di quel tipo e soprattutto con quel contratto. Bisognerà quindi aspettare quasi sicuramente la fine di questa stagione per vedere come proseguirà la carriera di Russ.
Qualcosa forse poteva cambiare se al posto di esercitare la player option da 47 milioni, puntando quindi esclusivamente ai soldi, avesse rivisto il proprio contratto. In questo modo non solo avrebbe dato più spazio salariale ai Lakers, ma avrebbe anche reso la sua figura più appetibile. Oltre a rendersi meno antipatico agli occhi di tifosi e media.