5/5 in 16′: queste le cifre dell’ultima partita di Guglielmo Caruso, lungo classe ’99 di 208 cm che gioca in maglia Pallacanestro Varese. Di seguito l’estratto di un’intervista realizzata da Fabrizio Fabbri del Corriere dello Sport.
Caruso, lei e la sua Varese siete una bella sorpresa di questa serie A. Nel glorioso club lombardo si sta scrivendo una pagina nuova. Cosa è cambiato?
“La storia fatta di tanti trofei, in Europa e in Italia, è qualcosa di irraggiungibile, ma anche un patrimonio assoluto che ci accompagna nel nostro cammino. Esserne all’altezza è una splendida responsabilità. Abbiamo la consapevolezza di essere al centro di un progetto stimolante”.
Può entrare nel dettaglio?
“E’ stata costruita da Luis Scola e Mike Arderi una squadra giovane, che sa raccogliere gli stimoli che gli vengono proposti. L’hanno affidata a un coach, Matt Brase, che a molti può sembrare una scommessa. Come noi giocatori, in fondo. Ma non è così. Matt ha un background assoluto di basket, prima come giocatore di college poi come allenatore (nipote del mitico coach Lute Olson, è stato assistente in NBA a Houston e Portland, ndr)”.
Caruso lei è un lungo con spazio e responsabilità in una A dove pochi italiani, nel suo ruolo, sono protagonisti. Fa parte di una razza protetta dal WWF?
“Mi viene da ridere a pensarci. E’ vero però che non ci sono tanti lunghi giovani. Io lavoro duro perché credo di avere i mezzi, ora che ho superato momenti bui per gli infortuni, per essere protagonista. Guardo al futuro pensando ad esempio che, un giorno, potrei prendere il posto di Melli. Lui è un esempio da seguire, in campo e fuori. Io negli Usa ci sono stato, nella NCAA (Santa Clara Univ., ndr) e non nell’NBA come Nik. Quell’esperienza mi ha fatto crescere come uomo ed atleta”.
In futuro farà coppia con Banchero?
“Chissà, dipenderà da cosa deciderà. A vederlo è un giocatore favoloso e sembra anche un gran bravo ragazzo. Perché non pensare di essere insieme il futuro del basket azzurro?”.