Per la Nazionale di coach Pozzecco è arrivato il momento della sfida con la Spagna di coach Scariolo, valida come gara di qualificazione ai mondiali del 2023. Palla a due questa sera alle ore 21.
Entrambe le formazioni contano diverse assenze: per la Spagna assenti 7 giocatori che hanno vinto l’Europeo, mentre per l’Italia non saranno presenti Tonut (infortunato), Melli (lasciato a riposo), Polonara e Fontecchio (impegnati in Eurolega ed Nba). A parlare di questo tema in un’intervista di Andrea Tosi de La Gazzetta dello Sport è il CT Gianmarco Pozzecco. Di seguito un estratto.
La Spagna ne ha fuori 7 di quelli che hanno vinto l’Europeo ma nessuno si lamenta. Sembra che sia un problema solo italiano. È così?
“La Spagna è un caso a parte ma non capisco come tante Nazionali siano cosi indifferenti. Mi sembra tutto assurdo. Ognuno ha il proprio metodo, qualcuno ha pure un tornaconto personale, parlo delle meno competitive che non hanno giocatori importanti in Eurolega e in Nba. L’Italia non avrebbe mai perso in Islanda se avesse potuto schierare la squadra migliore”.
Il presidente Petrucci lamenta che la Nazionale è rimasta sola. Lei non ha il confronto coi suoi colleghi della Serie A che non la chiamano mai . Coi club manca il dialogo?
“Quando ho assunto questo in carico non avrei mai immaginato di trovare così tante difficoltà con le società per la gestione dei loro giocatori. E con i miei colleghi finora non sono riuscito a stabilire un vero contatto, lo vorrei ma bisogna che anche gli altri lo vogliano. La verità è che c’è più altruismo tra i giocatori che non tra presidenti, dirigenti e allenatori. Molti di questi sono troppo focalizzati su se stessi”.
È un’accusa forte.
“Continuando a coltivare il proprio orticello non si crescerà mai. Non c’è una visione d’insieme. A 50 anni potrei stare zitto e farmi gli affari miei, ma ho deciso di parlarne perché sono fatto così. Ha ragione Petrucci: siamo soli”.
Si può lavorare nelle finestre?
“Come allenatore ho bisogno del mio tempo per mettere in campo le mie idee: non sono Zichichi (il fisico e accademico n.d.r.) che le ha sempre chiare. Ho chiamato 18 giocatori e 6 li ho dovuto mandare a casa quando ne sono arrivati altri. Ho cercato di tenere tutti sul pezzo ma in tre giorni si può fare poco. Ieri ci siamo allenati 5 contro 0. Preparare così una partita è complicato perché non puoi sapere come giocherà la tua squadra”.