Lorenzo Uglietti, capitano della Gevi Napoli, è un gran trascinatore. Lo ha dimostrato con i suoi 15 punti e 10 rimbalzi che hanno contribuito alla vittoria di Napoli contro Trento. Di seguito l’estratto di un’intervista di Piero Guerrini di TuttoSport.
Uglietti, ci racconti di questi 15 punti e 10 rimbalzi per la vittoria di Napoli su Trento.
“Questo per me è un punto di partenza, non mi accontento mai di una partita. Il mio obiettivo è raggiungere il più alto livello possibile. Gli anni di A2 sono stati importanti per crescere nell’approccio al basket, agli allenamenti e alla conoscenza del gioco. Un percorso, partendo da una società di medio livello come Latina, per tornare a Biella dov’ero cresciuto, società di grande tradizione, poi Treviso, la serie A conquistata, ho sempre pensato che sarebbe stato bello così”.
Non ha mai pensato che l’A2 finisse per essere il suo campionato?
“No, ho sempre pensato di poter meritare la Serie A e ancora oggi preferisco giocare 10′, lottare per avere spazio, piuttosto che averne di più in A2. A farmi credere che la A fosse la mia dimensione è stato Max Menetti a Treviso”.
Quando ha capito che ce l’aveva fatta? O che ci stava riuscendo?
“Il primo periodo in A, mi ha dato conferme, sicurezze. A livello generale, per la carriera, sono invece stati gli anni di Latina, coach Franco Gramenzi mi diede un sacco di fiducia”.
Un esempio per i ragazzini: uno che ce la fa con il lavoro e la convinzione.
“Forse sì: il mio stile di gioco rispecchia molto la mentalità di Napoli: lo spirito di sacrificio, la lotta. E quando vado al camp di Federico Danna, mi prendono ad esempio: sui 15 anni non ero neanche alto, ero secco, sempre al campetto ma senza nulla di speciale. Mai fatto un trofeo delle regioni, o nazionali giovanili. Il lavoro duro ha ripagato”.
Uglietti a Napoli.
“La società è molto solida, con idee chiare, ambizione, capacità. Sul territorio fa un lavoro importante di marketing e promozione. E sa di dover crescere. Io a Napoli sto alla grande. Passeggiare e vedere il mare cambia la vita. Poi torni a casa e hai un aneddoto, una storia da raccontare”.