Tortona si gioca domenica il primato contro l’Olimpia Milano. Di seguito un’intervista a coach Ramondino realizzata da Daniele Dallera del Corriere della Sera.
“Tortona basket è cresciuta in fretta, ha scalato le categorie anno dopo anno, si può cadere nell’errore di pensare che sia quasi facile vivere a livelli così alti e competitivi. Occorre evitare il pericolo dell’assuefazione. Migliorare è difficile, lo sa bene la società, chi ci lavora e la guida, la proprietà, Beniamino Gavio, il presidente Marco Picchi, l’ad Ferencz Bartocci, lo staff tecnico, i miei collaboratori ed io, la squadra”.
Come si resta in alto?
“Dobbiamo portare avanti questo entusiasmo e dare continuità e costanza di risultato, operazione maledettamente complicata”.
Le mosse per riuscirci?
“Più che mosse parlerei di uomini. A partire dalla presenza di Gavio che combina due aspetti fondamentali: ambizione e low profile”.
Cosa intende dire?
“È spinto dalla voglia di fare, crescere, progredire e ciò che sta costruendo, questa meravigliosa cittadella dello sport, è un segnale importante che dà una dimensione europea al club. A tutto questo associa il non apparire, il non ostentare. Poi ognuno di noi, Picchi, Bartocci, io stesso, i miei assistenti, portiamo qualcosa a livello professionale, umano, emotivo, insomma ci completiamo”.
Tortona nel basket può diventare la Cantù degli anni ’80, vincente in Italia e in Europa?
“La grande sfida è riproporre ogni anno una nostra identità e farla prevalere”.
Che basket è il suo? Cosa insegna? Cosa pretende dalla sua squadra?
“Il basket è un gioco di squadra. Il mio giocatore deve abbandonare il tornaconto personale, privilegiare l’interesse collettivo”.
È un basket che trascura i giocatori italiani a vantaggio degli stranieri: ma questo non è il suo caso, con lei per esempio Severini è diventato un giocatore importante, è stato convocato in Nazionale.
“Per noi Severini è fondamentale, un ragazzo d’oro, ha l’approccio giusto, improntato al sacrificio. Così come è importante Tavernelli: in una squadra perché qualcuno splenda, c’è bisogno di chi vive nell’ombra svolgendo un ruolo delicatissimo”.