Intervistato da Luca Aquino per il Corriere di Bologna, il ds del Bayern Monaco Daniele Baiesi ha presentato la sfida di questa sera contro la Virtus Segafredo Bologna, analizzando il match e le potenzialità della squadra di di coach Scariolo, ma anche il suo ruolo e la visione della pallacanestro del futuro.
Un estratto delle sue dichiarazioni.
Quale può essere la chiave stasera?
“Abbiamo gli infortuni di Lucic, Obst e Sisko, dovremo fare affidamento sull’approccio difensivo sapendo che a certi livelli ti sbatti con impegno ma gli altri sono bravi. La loro classifica è più severa di quello che si è visto sul campo, perché hanno lasciato punti tipicamente da rookie a Kaunas oppure Atene col Panathinaikos”.
Cosa le piace della Virtus?
“Hanno gioco interno e perimetrale, un fenomeno dal pick and roll, un giocatore dalla doppia dimensione come Mickey e uno fantastico come Ojeleye che è stata una presa eccezionale con un livello di fisicità insospettabile per un rookie. La Virtus dirà la sua per i playoff e se ci arriverà sarà un brutto cliente per tutti”.
Andando verso un allargamento dell’Eurolega pensa che sia ancora possibile farla coesistere con i campionati nazionali?
“Lo sostengo da quando facevo il giornalista, oltre venti anni fa. Arriverà un momento nel quale le squadre di un certo livello dovranno aggregarsi ai campionati dai playoff in avanti, come succede già in Serbia. Capisco che ai piccoli club facciano comodo gli incassi con le big, ma non si può fare oscurantismo, che è l’opposizione del progresso: abbiamo la testa nel 2023 ma i piedi ancorati al 1980”.
Ha lasciato l’Italia 14 anni fa, si vede di ritorno in futuro?
“L’estero ti vizia, ti abitua a situazioni che in Italia sono conquiste sociali e qui sono date per scontate. Ho la nostalgia della lingua, ma quando leggo le sforbiciate che il presidente federale tira al mio allenatore mi tolgo ogni dubbio. Ramagli mi ha insegnato che quando trovi un posto dove ti vogliono bene non te ne devi mai andare. Io all’estero ho trovato un rispetto che in Italia non ho mai avuto e che adesso ho perché sono all’estero. In Italia c’è la percezione che noi siamo esiliati, ma io ho scelto di lavorare dove mi è stata fatta una proposta seria e dato ogni tipo di strumento per fare il mio lavoro al meglio delle mie possibilità”.