Luigi Datome, ala dell’EA7 Emporio Armani Milano si è raccontato al settimanale Sportweek. Di seguito l’estratto dell’intervista realizzata da Fabrizio Salvio.
Un gruppo costruito per arrivare in fondo all’Eurolega si ritrova invece lontano dal vertice nella più importante coppa europea. Davvero tutta colpa degli infortuni che hanno colpito Pangos, Shields, te e altri?
“Gli infortuni sono un dato oggettivo: abbiamo perso giocatori che trattano bene la palla e creano giochi d’attacco per i compagni. Ma è chiaro che ci aspettavamo e dovevamo dare di più. Però siamo ancora in tempo per centrare tutti gli obiettivi che ci siamo dati, a cominciare dai playoff di Eurolega. All’esterno c’è scetticismo, ma noi abbiamo il dovere di provarci. È una squadra nuova e ha bisogno di tempo per assimilare certi automatismi e perché tutti pensino alla stessa maniera. Ho fiducia nell’esperienza e nel carisma di coach Messina: il tempo è galantuomo e vedremo se mi darà ragione”.
Difendete alla morte, ma fate una tremenda fatica in attacco: è la storia della coperta corta?
“Non difendiamo ancora come vorrebbe Messina, e in attacco siamo pericolosi ma per troppi pochi minuti. L’obiettivo è fare meglio e per più tempo in entrambe le fasi”.
In questi due mesi e poco più di assenza hai potuto goderti maggiormente la famiglia. Si dice sempre che un figlio ti cambia la vita: un anno dopo, la tua come è cambiata?
“Sono cambiati tempi e priorità. Ed è cambiata la centralità della mia persona. Resto molto curioso, ma se prima sentivo il bisogno continuo di fare cose, visitare posti, vedere gente, adesso quando sono a casa con Chiara e Gaia non esiste altro luogo in cui vorrei essere e non ci sono altre persone con le quali vorrei stare. Non sono più io al centro, ma altri. Questo è ciò che è cambiato. E, non sembri una contraddizione, mi fa sentire più centrato”.
A proposito: tua figlia è già destinata a fare basket?
“Eh, per la sua età è già grande, e mangia tantissimo. Spero che diventerà una donna aggraziata e che non prenda troppo dal padre: non sarebbe il massimo”.
La mamma, Chiara Pastore, anche lei cestista, cosa può in vece trasmettere a Gaia?
“Caparbietà, personalità, empatia. Chiara ha la capacità di pensare con la testa degli altri. Se mi chiedi perché la amo, potrei rispondere che è perché è una persona rispettosa, simpatica e di grande umorismo. Tenace: quando si mette in testa una cosa, la insegue con grande determinazione. Ma anche perché è gene rosa e capace di esprimere giudizi oggettivi nei miei riguardi. Quando parliamo di me, non le fanno velo i sentimenti: è lucida e, appunto, oggettiva. Ecco perché mi confronto volentieri con lei sul lavoro. Il suo parere è spassionato e sincero”.
Foto copertina: Olimpia Milano