Intervistato da Alberto Banzola per Bresciaoggi, il patron della Germani Brescia, Mauro Ferrari, racconta le sue emozioni per la vittoria del primo trofeo nella storia della Pallacanestro Brescia.
Un estratto delle sue parole.
Com’è vincere da proprietario?
“Non mi rendo ancora conto di quello che abbiamo fatto. Neppure a distanza di più di 24 ore dalla finale con Bologna. Di certo c’è che vincere entrando da ottavi, dopo sei sconfitte di fila in campionato, è un’impresa che vale un po’ più di un successo in condizioni normali”.
E quali sarebbero le condizioni “normali”?
“Il percorso del tabellone di coppa riserva sempre delle sorprese. In questo caso siamo stati noi la rivelazione: abbiamo battuto Milano, prima testa di serie, Bologna, seconda, e Pesaro, quarta; squadre che in campionato volano. Rendersi conto di quello che abbiamo realizzato è difficile, ma sono felice”.
Ma da dove nasce questo successo?
“Nel giugno 2020 è partito un progetto giovane. Ad Alessandro Magro, Marco De Benedetto, Marco Patuelli e ai loro staff ho detto che contavo su di loro. Sono emozionato per loro: da domenica sera sono persone che sono conosciute e più quotate. Attraverso lo sport possono diventare campioni nella vita. Vincere con i campioni non è semplice, con dei giovani che cercano di affermarsi lo è ancora di meno”.
In questi giorni tanti sono gli elogi arrivati a Brescia, non solo come squadra, ma in qualità di modello di struttura societaria in un basket che deve investire per migliorarsi. La società azienda funziona?
“Non dimentichiamoci che lo scopo di questo progetto è il sociale. I cardini sono passione, emozione e divertimento. Fatturato è un termine che rubiamo all’impresa e che calza a pennello: nei quattro giorni di coppa abbiamo fatto un fatturato incredibile, in felicità ed emozioni. Aver reso felice così tante famiglie è fantastico e ti ripaga di tutto.
Smaltita la sbornia, da dove si riparte?
“Ho detto a Magro di andare in vacanza e quando tornerà lavoreremo per cambiare la posizione in classifica. Il nostro è un percorso condiviso dal 7 luglio 2020, sulle basi di un progetto triennale. Magari sarà di 7/8 anni, certo non può essere per sempre, ma facciamolo con passione e i piedi ben saldi a terra”.
